«“Casa De Nittis” garba molto poco perfino ai milanesi. Non convince. Sa di depistaggio. Qui a Milano, nella metropoli-capitale del marketing e dell’economia reale, porta di accesso all’Europa ed a più di mezzo mondo, centro mondiale di una cultura che si fa business anche nel campo dell’arte, scetticismo e critiche si mescolano nei commenti di tono negativo quando si tocca questo nervo scoperto sui social, stampa e blog di Barletta». Ha inizio così la nota del presidente del Comitato Pro Canne della Battaglia, Nino Vinella. Proprio da Milano la luce della grande cultura ha illuminato come un faro l’arte denittisiana nel Novecento: figura centrale e di assoluto riferimento lo scomparso Enrico Piceni (Milano, 26 marzo 1901 – Milano, 28 maggio 1986), promotore, diffusore ed artefice della sua fortuna critica, nobilissimo autore di un’estesa produzione letteraria dedicata al pittore barlettano come felice protagonista dell’Ottocento italiano ed europeo sui temi dell’impressionismo. Una fondazione col suo nome ne ricorda l’eredità di altissimo valore per gli studi denittisiani fra testimonianze, scritti, volumi. «Fin qui-prosegue Vinella-si salva la buona fede degli amministratori comunali e dirigenti dell’apparato: categorie entrambe a caccia di soldi nell’ambito delle cosiddette “linee di mandato” sotto il segno dell’attuale sindaco Pasquale Cascella con delega ai servizi, beni ed attività culturali dopo le dimissioni dell’assessore (definito tecnico) Giusy Caroppo. Colei che comunque figura, nei vari comunicati stampa e nei siti telematici di nicchia, come collaboratrice del progetto – sotto l’egida della curatrice maxima, l’esperta Christine Farese Sperken – nonché quale coautrice, a tutti gli effetti, del catalogo pubblicato da Adda Editore nella specifica circostanza».

Su Facebook  il gruppo pubblico neonato dal titolo-schiaffo “No a quella cosiddetta Casa De Nittis!” usa toni molto espliciti nel sottotitolo che ne spiega finalità e strategia, ovvero: “Cittadini indignati contro chi sta etichettando l’identità storica di Palazzo della Marra come un B&B”. Ecco il prologo della nostra missione a Milano, dove “La Gazzetta dell’archeologia online” ha incontrato chi, fra i principali e più accreditati galleristi di livello anche internazionale, è davvero sinceramente affezionato a Giuseppe De Nittis tanto da esserne divenuto intenditore sempre più esperto fra esposizioni e merchandising, ossia Francesco Luigi Maspes. «Davvero non capisco come o perché ci si sia potuti affidare ad una intitolazione allusiva la traccia artistica per seguire il richiamo del pittore fino a Barletta” dice sarcastico Maspes. Ed aggiunge da milanese: «Qui a Milano abbiamo il museo privato Poldi Pezzoli, a pochi passi da qui, dall’altra parte di via Manzoni verso la Scala. E’ un museo di grande richiamo mondiale, allestito nella casa di quella famiglia, e dunque coerente con l’immobile che lo ospita. La collezione De Nittis (l’artista che ha avuto la sua propria casa natale tuttora esistente in altro luogo, lo sanno tutti), intesa quale pinacoteca civica di Barletta è invece ospitata a Palazzo della Marra. Ed è qui, giustamente, che, a mio modesto avviso, dovrebbe rimanere come unico riferimento, sia nella città stessa sia nel sistema dei media e su internet. Ma sempre solo e come Pinacoteca De Nittis, l’unica denominazione artisticamente accettabile per collocare le sue opere nella giusta luce».

E turisticamente? «Anche. Altrimenti tutti i vostri sforzi risulteranno inutili, e parlo di sforzi finanziari con i fondi pubblici della regione Puglia. Qui invece ci sosteniamo con l’autofinanziamento: anche questa mostra in corso è pagata dai privati, visto che Comune di Milano e Provincia concedono solo patrocinio morale. Ma De Nittis è imbattibile…». Cioè? «De Nittis ha vissuto relativamente molto meno rispetto ad altri suoi contemporanei, Manet, Monet, Degas… Ma ha prodotto tantissimo, ha prodotto talmente tanto e tanto di eccellente che i suoi quadri restano sempre dei must assoluti, sia come qualità d’arte che in termini economici. Escludendo i quadretti di piccole dimensioni del primo periodo giovanile a Napoli, da quando De Nittis si è stabilito a Parigi spiccando il gran salto verso la celebrità, con i quadri sulla borghesia e l’eleganza della capitale francese di metà Ottocento, queste produzioni così tanto raffinate gli rendono onore come cifre da capogiro anche nelle ultime aste a cui ho personalmente partecipato». La conclusione di Maspes:«Da parte mia ci aggiungo l’orgoglio di ospitare qui, nel nostro centro studi, tutte queste opere provenienti da collezionisti privati che difficilmente le avrebbero concesse ad altri galleristi. Privilegio ma anche responsabilità, fra assicurazioni e quant’altro. Ma che ritrova una sua logica nell’operazione complessiva autofinanziata dal merchandising privato senza impegnare nessun’altra risorsa finanziaria pubblica. E di questi tempi ogni sacrificio vale, dev’essere fatto valere in termini artistici come in termini economici…»