Barletta torna ad essere punto di riferimento della fotografia italiana e internazionale: dal 12 al 16 luglio 2017 la Città della Disfida ospiterà la terza tappa del R-Evolution Summer Festival 2017. Dopo Lanciano in Abruzzo e Minturno nel Lazio (tappa con termine fissato per domenica 9 luglio), è la Puglia ad ospitare l’evento itinerante organizzato dal Fiof, Fondo internazionale per la Fotografia, Video e Comunicazione.

Diversi gli ospiti di grido attesi in città: dal reporter Francesco Cito, 40 anni al servizio della fotografia, ad Antonio Gibotta (vincitore del World Press Photo 2017), per una serie di appuntamenti imperdibili nelle location più suggestive di Barletta. Un’iniziativa da intendersi come «ricchezza di valori e contenuti», spiega Ruggiero Di Benedetto, presidente nazionale del FIOF. «Con R-Evolution diamo vita a una serie di iniziative per diffondere la stessa attraverso il canale dell’arte. Riteniamo infatti che l’arte e il “bello” possano essere il tramite e uno strumento accessibile a chiunque attraverso cui comunicare e promuovere un messaggio di tipo culturale e sociale».

 

Di seguito il programma della tappa di Barletta del R-Evolution Summer Festival 2017:

Programma R-evolution Barletta 2017

Mercoledì 12 luglio 2017

Ore 11.30 conferenza stampa – presentazione evento c/o Palazzo della Prefettura via Cialdini (Monte di Pietà)

Ore 16.00 vernissage “Tre colori tra i colori” c/o Margherita di Savoia

Ore 18.00 cerimonia di inaugurazione mostre c/o Sotterranei del Castello – Barletta

Degustazione vini locali

Ore 20.30 lecture con Antonio Gibotta c/o Castello – vincitore World Press Photo Awards 2017 -2nd place cat. People – presentazione del progetto Els Enfarinats

 

Antonio Gibotta, nato ad Avellino nell’agosto del 1988, fin da subito si avvicina e si appassiona alla fotografia, osservando da vicino l’opera del padre, un affermato fotografo professionista.  Ben presto trasforma la sua passione in professione, accumulando un notevole bagaglio di esperienza nella realizzazione di lavori e reportage di viaggio, in Italia e soprattutto all’estero. Riesce a ritagliarsi una propria identità fotografica, che ovviamente risente della sua spiccata personalità. Al centro del suo obiettivo ci sono l’uomo e l’attualità delle tematiche sociali. La sua fotografia non ha bisogno di parole  né di suoni per essere narrata, essa urla con i suoi silenzi, profondi ed enigmatici come il suo nero. La fotografia di Antonio riesce a far vibrare le corde dell’emozione di chi la osserva mantenendo sempre una dose di mistero. Una sensibilità che coglie oltre il visibile, un dono particolare che produce immagini che parlano con semplicita’ e grazia, senza astrattismi o confusioni. Un nuovo interprete del reportage  (e non solo…) e dei suoi sentimenti più profondi: la crudezza, la poesia, il sogno, la purezza di immagini che sanno arrivare direttamente al cuore.

A seguire – i ballerini della Numero Uno Barletta interpreteranno il progetto fotografico del giovane reporter (danza e fotografia)

Giovedì 13 luglio 2017

Ore 18.00 Laboratorio sensoriale con Domenico Tattoli, progetto rivolto ai bambini dai 3 ai 10 anni, con mostra fotografica (disegno e fotografia) c/o Oratorio Santa Lucia

La mia passione fotografica affonda le sue radici nella mia adolescenza, quando per la prima volta presi in mano una macchina fotografica ed incominciai a scattare capi’ subito che quella sarebbe stata la mia piu’ grande passione. Da quel momento tra me e la fotografia si e’ creato una corrispondenza di amorosi sensi , attraverso i miei scatti cerco di esternare i miei sentimenti intrappolandoli in un istante, motivo per il quale porto sempre con me la mia macchina fotografica ; mi piace l’idea di immortalare un qualsiasi momento della vita quotidiana che abbia la capacita’ di evocare un ricordo o una forte emozione nell’animo di chi osserva la fotografia. Nel mio percorso ho cercato di capire quale strada dovesse imboccare questa mia attitudine adeguandola ai miei gusti, che nel corso degli anni sono inevitabilmente mutati portandomi a prediligere la fotografia analogica rispetto a quella digitale, ho incominciato a documentarmi e a dedicare molto del mio tempo alla stampa in camera oscura ; l’idea di veder comparire pian piano un’immagine su un foglio e il pensiero che diventera’ un ricordo indelebile per i posteri mi reca felicita’, la vita e’ fatta anche di ricordi e ritengo che la fotografia sia lo strumento piu’ valido affiche’ certi istanti rimangano eterni. Spesso mi e’ stato domandato perché prediligo il bianco e nero nelle mie foto, la mia risposta ha un origine piu’ emotiva che tecnica difatti a mio avviso togliere colore alle foto permette all’osservatore di stimolare la mente scorgendo piccoli particolari e di viaggiare con la fantasia quasi ci si volesse buttar dentro a cio’ che e’ stato rappresentato.
Ore 20.30 Lectio Magistralis con Francesco Cito c/o Palazzo della Marra

Francesco Cito, è nato a Napoli il 5 maggio 1949. Interrotti gli studi si trasferisce a Londra nel 1972 per dedicarsi alla fotografia. L’ inizio in campo fotografico 1975, avviene con l’ assunzione da parte di un settimanale di musica pop-rock (Radio Guide mag.). Gira l’ Inghilterra, fotografando concerti e personaggi della musica leggera. In seguito, divenuto fotografo free-lance, inizia a collaborare con The Sunday Times mag., che gli dedica la prima copertina per il reportage “La Mattanza”. Successivamente collabora anche con L’Observer mag.

Nel 1980, è uno dei primi fotoreporter a raggiungere clandestinamente l’Afghanistan occupato con l’invasione dell’Armata Rossa, e al seguito di vari gruppi di guerriglieri che combattevano i sovietici, percorre 1200 KM a piedi. Sue le foto dei primi soldati della Stella Rossa caduti in imboscate.

Nel 1982 – 83, realizza a Napoli un reportage sulla camorra, pubblicato dalle maggiori testate giornalistiche, nazionali ed estere. Sempre a Napoli nel 1978 per The Sunday Times mag. aveva realizzato, un reportage sul contrabbando di sigarette dallo interno dell’organizzazione contrabbandiera. Nel 1983 è inviato sul fronte Libanese da Epoca, e segue il conflitto in atto fra le fazioni palestinesi; i pro siriani del leader Abu Mussa, e Yasser Arafat e i suoi sostenitori. E’ l’unico foto-giornalista a documentare la caduta di Beddawi (campo profughi), ultima roccaforte di Arafat in Libano. Seguirà le vari fasi della guerra civile libanese, fino al 1989.

Nel 1984 si dedica alle condizioni del popolo palestinese all’interno dei territori occupati della West Bank (Cisgiordania) e la Striscia di Gaza. Seguirà tutte le fasi della prima “Intifada” 1987 – 1993 e la seconda 2000 – 2005. Resta ferito tre volte durante gli scontri. Nel 1994 realizza per il tedesco Stern mag. un reportage sui coloni israeliani oltranzisti. Nell’aprile 2002, è tra i pochi ad entrare nel campo profughi di Jenin, sotto coprifuoco durante l’assedio israeliano,alle città palestinesi.
Nel 1989 è inviato in Afghanistan dal Venerdì di Repubblica e ancora clandestinamente a seguito dei “Mujahiddin” per raccontare la ritirata sovietica. Tornerà in quelle aree di nuovo nel 1998 inviato dal settimanale Panorama, con l’intento di incontrare Osama Bin Laden. Intento non andato a buon fine a causa l’inizio dei bombardamenti americani.

Nel 1990, è in Arabia Saudita nella prima “Gulf War” con il primo contingente di Marines americani dopo l’invasione irachena del Kuwait. Seguirà tutto il processo dell’operazione “Desert Storm” e la liberazione del Kuwait 27 – 28 febbraio 1991. Nei suoi viaggi attraverso il Medio Oriente, in più occasioni ha focalizzato il suo interesse a raccontare i vari aspetti dell’Islam dal Pakistan al Marocco, Negli anni 90 segue le varie fasi dei conflitti balcanici.

Nel 2000 realizza un reportage sul ” Codice Kanun “, l’antica legge della vendetta di origini medievali nella società albanese
In Italia si occupa spesso di casi di mafia, ma anche di eventi come il Palio di Siena che gli varrà il primo premio al World Press Photo 1996 ed altri rilevanti aspetti della società contemporanea. Dal 1997 l’ obiettivo è anche puntato sulla Sardegna fuori dagli itinerari turistici, tra il sociale e le tradizioni, lavoro già in parte racchiuso in in foto-libro.

Nel 2007 è invitato dal Governatorato di Sakhalin (Russia), l’isola ex colonia penale raccontata da Checov, per un lavoro fotografico, sul territorio, illustrando la vita e le attività produttive, a seguito della scoperta di ingenti giacimenti petroliferi. Lavoro divenuto una mostra e un foto libro editato in Russia.
Nel 2012 la prestigiosa casa di gioiellieri parigini “Van Cleef & Arpels” gli commissiona la realizzazione di un lavoro fotografico, in cui descrivere l’operosità attraverso le mani dei loro artigiani, nel confezionare i gioielli più esclusivi del mondo. 50 immagini raccolte in un volume stampato in nove lingue.

1995 il World Press Photo gli conferisce il terzo premio Day in the Life per il “Neapolitan Wedding story ”
1996 il World Press Photo gli conferisce il primo premio per il Palio di Siena.
1997 l’Istituto Abruzzese per la storia d’Italia contemporanea, gli conferisce il premio “Città di Atri” per l’impegno del suo lavoro sulla Palestina.
2001 il Leica Oskar Barnak Award lo segnala con una Menzione d’Onore per il reportage “Sardegna”
2004 riceve il premio Città di Trieste per il Reportage. I° edizione
2005 riceve il premio: La fibula d’oro, a Castelnuovo Garfagnana (LU)
2005 riceve il premio ” Werner Bischof ” Il flauto d’argento ad Avellino
2006 l’associazioni FIAF lo insigna del titolo “Maestro della fotografia italiana
2006 vince il premio Bariphotocamera
2007 riceve il premio Benevento
2009 vince il premio San Pietroburgo (Russia)
2009 insignito del premio Antonio Russo per il reportage di guerra, (Pescara)
2013 vince il primo premio Canon – Mondadori

Ha collaborato e pubblicato sulle maggiori riviste nazionali e straniere:
Bunte / Epoca / l’Europeo / Figaro mag / Frankfurter Allgemeine mag / Illustrazione Italiana / Il Venerdì di Repubblica / The Indipendent / Io Donna / Il Sole 24 Ore mag / L’Express / Life / The Observer mag / Panorama / Paris Match / Sette-Corriere della Sera / Smithsonian mag / Stern / Sunday Times / Traveler / Zeit mag

 

Venerdì 14 luglio 2017

Ore 16.30 shooting di nudo con Livio Moiana (sala da posa) + workshop

Livio Moiana, nato nel 1969 in Italia a Como, lavora da 25 anni come fotografo pubblicitario e ritrattista. Diplomato in fotografia pubblicitaria e moda allo IED Istituto Europeo di Design di Milano nel 1991. Nel 1993 si trasferisce negli USA a Miami. Dopo aver lavorato per Mickey Rourke sceglie di allargare il suo lavoro anche al settore del ritratto e dello spettacolo. Rientrato in Italia diventa fotografo ufficiale di Radio Capital per volontà di Claudio Cecchetto. Negli anni successivi lavorerà per marchi come Nestlè, Mediaset, Radio Deejay, Il Sole 24 ore, Klaus Davi & co., BRW & partners, Pallacanestro Varese, Regione Lombardia, Skechers e altri. Amante delle sfide in campo professionale ha scelto di spaziare in più settori tenendo come punto focale la persona e le sue emozioni.

Shapes (of freedom)

Da oltre 15 anni si dedica alla realizzazione di immagini in bianco e nero in cui il corpo umano è fonte di creazione per raccontare ed esprimere emozioni che ognuno è libero di interpretare. Le foto infatti non hanno titoli né descrizioni. In questa raccolta di fotografie non viene volutamente mai mostrato il viso della persona ritratta. Protagonisti in queste immagini devono essere solo il corpo attraverso le sue linee, i suoi intrecci, contorsioni e le emozioni che cerca di esprimere. Le immagini di questa raccolta fotografica, intitolata “Shapes (of freedom)”, sono state esposte a Milano, Londra e Barcellona.

 

Sabato 15 luglio 2017

Ore 21.30 Lecture con Danilo Balducci presentazione libro “la Linea invisibile”

Nato a L’Aquila è sempre stato affascinato dal potere comunicativo delle immagini. Si è Diplomato nel 1998 all’Istituto Superiore di Fotografia e comunicazione integrata di Roma. E’ docente di Fotografia e Reportage all’Accademia di Belle Arti de L’Aquila. La sua passione è la fotografia sociale che traduce in reportage ad alto impatto emotivo pubblicati su riveste nazionali ed internazionali: Time, Life, Denver Post, Internazionale, Der Spiegel, Daily News, L’Espresso, Repubblica, Panorama. Nel 2002 ha vinto il primo premio Carla Mastropietro per il fotogiornalismo; nel 2005, il Premio per la pace e per la libertà ad Atri (Te); nel 2008 ha ricevuto due Bronze Award dall’Orvieto International Photography Awards (sezioni reportage e portraits); nel 2009 ha vinto vince negli USA il B.O.P. (Best of Photojournalism) della NPPA (National Press Photographer Association) classificandosi terzo nella categoria “Non Traditional Photojournalism Publishing”. Un’immagine del terremoto in Abruzzo è inserita da LIFE Magazine tra le Pictures of the Year 2009. Nel 2015 è Absolute Winner nella categoria “People” al FIIPA (Fiof Italy International Photography Awards) e si è classificato secondo nella stessa categoria. Ha ricevuto cinque Honorable Mention nelle categorie “Reportage”, “Portraits” e “People”

“La linea invisibile”. Si tratta di una raccolta di 67 fotografie in bianco e nero sulla rotta balcanica dei migranti. Pubblicato da edizioni L’Una (Università dell’Aquila), il testo è composto da 135 pagine. È il frutto del lavoro di due anni al seguito dei migranti tra i confini balcanici

Domenica 16 luglio 2017

Presentazione + Premiazione progetto La diversità consegna attestato ad Alice Casadei

Ore 21.00 lecture con Vito Fusco – presentazione progetto Stonewall

In collaborazione con Amnesty International

BIO: 20 Giugno 1980, vive a Positano.

Mi sono avvicinato alla fotografia per “colpa” della mia compagna, che si interessava di arti visive e plastiche. Era semplicemente un gioco, ma molto piacevole e congeniale. Mi sono affezionato al mezzo e innamorato dell’idea di poter esprimere, di potermi esprimere, di poter lasciare un messaggio. Il momento chiave è l’incontro con uno dei maestri norvegesi della fotografia: Morten Krogvold e della sua compagna di vita Tarand. Erano clienti di vecchia data del ristorante dove lavoravo. Per due settimane Morten ha vestito i panni di “Pablo Neruda” nel film con Massimo Troisi: “il Postino”. Due settimane nella quale mi ha preso per mano e mi ha incantato con le sue lezioni sul colore e sulla forma, parlando di Kandisky, della luce e della composizione. Da lì a poco ho abbandonato il lavoro al ristorante e mi sono lanciato a pieno nella formazione seguendo seminari e workshop per dedicarmi alla “scrittura con la luce”. Dopo qualche anno ho creato Arkimedia Lab con Antonio Casola (Web Designer), un’agenzia che si occupa di comunicazione visiva. Nel gennaio 2009 ho ottenuto una pubblicazione sul National Geographic Italiano, poi su El Pais fino a vincere il concorso indetto da Nikon nel 2010. Ho conseguito il diploma di Advanced Color Correction Class di Dan Margulis e poi il Master in Fotografia dello IED di Milano a cura di Silvia Lelli.

Concept: Ero a New York per sviluppare un lavoro che doveva parlare degli incroci: CROSSROAD. Stonewall è un tempio, un posto incredibile già per il mondo LGBT, figuriamoci per un curioso fotografo eterosessuale. Le persone che visitano questo bar durante la settimana del Gay Pride sono tantissime, e si mescolano con i clienti abituali che frequentano il bar per giocare il torneo di biliardo del “neighborhood”. Le storie, il genere sessuale e l’età sono molto diverse, ma in comune c’è una grande propensione ad accettare questa diversità, a goderne. Sui muri foto che raccontano del passato, per certi versi remoto, in forte contrapposizione con i fiori in esterno per la strage che qualche giorno prima c’era stata ad Orlando. Il posto non è grande come quello che ha dato il via alla “Rivoluzione Gay”, ma ne conserva lo spirito. Uno dei Bartender era presente nel locale la notte del 27 giugno del 1969. Si fa chiamare Tree Sequoia, ed ha 77 anni. Ama intrattenere i clienti con racconti e ad ogni Gay Pride tantissime televisioni fanno la fila per intervistarlo. Il bar apre alle 14 e chiude a notte inoltrata. Sono rimasto lì, tutta la settimana antecedente la parata, a fotografare le persone e le loro storie, nell’angolo in fondo al locale con la luce più bella che abbia mai visto. Ore spese a parlare con le persone ritratte, ad ascoltare la loro storia, prima di tentare di catturarla con una foto. Parlare con un ragazzo più di un ora, fumare una sigaretta, berci un drink e poi scoprire che fino a l’anno prima era una ragazza; incontrare un professore universitario sposato con figli scoperto dalla moglie a guardare un film erotico per omosessuali; fotografare un etero che accompagnava il suo migliore amico; passare ore tra famiglie con due madri……e vedere centinaia di persone che passano davanti al Tempio ad omaggiare questo luogo, quest’incrocio, che ha dato al mondo una nuova direzione.