Dopo diverse indecisioni, il PD barlettano sembra aver trovato la convergenza sul nome del candidato sindaco per la corsa a Palazzo di città nelle Amministrative del 10 giugno, nel dott. Benedetto Delvecchio, presidente dell’Ordine dei medici della BAT. Lo incontriamo per discutere con lui sulle motivazioni che hanno portato a questa scelta.

Nomi a volontà per il candidato sindaco Dem: Scelzi prima, Savasta, Bufo, Delvecchio prima sì, poi no, poi di nuovo sì. Ci aiuti a capire: che cosa sta succedendo nel PD barlettano?

«La situazione riflette lo stato di disagio nazionale in cui si trova il PD in seguito alla sconfitta elettorale dello scorso 4 marzo: una perdita di consensi che ricade immeritatamente su tutto il centrosinistra. Anche il centrodestra è stato sconfitto, vedi Forza Italia, anche se nessuno vuole ammetterlo, a vantaggio del Movimento 5 Stelle. A Barletta, la nuova Segreteria cittadina del PD si è trovata subito la patata bollente tra le mani: organizzarsi per le Amministrative. Si era scelto un candidato per le Primarie, nella persona del dott. Sandro Scelzi, persona di tutto rispetto; ma poi il suo competitor del centrosinistra si è tirato indietro. Inevitabilmente, ciò ha innescato un processo di rivisitazione che ha creato confusione, questo è il dato fondamentale; bisognava rivalutare quali erano gli schieramenti in campo e rimodulare quale fosse la strategia più opportuna per affrontare la battaglia. I nomi erano frutto di un ragionamento interno al PD».Delvecchio-1

È chiaro che queste scelte corrispondono alle varie anime del Partito locale: lei pare la convergenza dei consiglieri regionali Caracciolo e Mennea. È così?

«Questo è sicuramente vero. Come candidato del centrosinistra, non ho alcuna intenzione di nascondere il fatto che ci fosse un contrasto acceso tra i due consiglieri regionali; oggi, alla luce delle scelte fatte, quel contrasto è sopito, ma c’era. Ma oggi non ha senso discutere di questa retorica della politica, dobbiamo concentrarci per contrastare un centrodestra, coalizzato con un candidato, lasciando praticamente solo il centrosinistra a combattere questa battaglia. Ma che importa delle questioni tra Caracciolo e Mennea? Che se le risolvano tra loro. Quello che m’interessa è che mettano le loro forze a disposizione, non per me, ma per il centrosinistra. Se io devo rappresentare il centrosinistra, loro devono mettere le forze a mia disposizione».

La città ha bisogno di molte cose, avrà tempo per i programmi. La stabilità in consiglio comunale sarà importante, visti gli ultimi anni.

«Io sarò il candidato di chi ci vuole stare, dall’altra parte c’è un minestrone che non capisco come farà a tenersi insieme. Sto cercando di coinvolgere quanti più giovani possibile, perché lo dico chiaramente, io anagraficamente non posso essere il futuro politico di questa città. In questo momento, ho il compito di traghettare il centrosinistra verso nuove facce e rappresentanze. Attorno a me non avrò gente che farà mancare il numero legale, scordatevi questo. Uno dei primi punti del programma sarà sicuramente la salute dei cittadini: io voglio sapere di che cosa ci si ammala o si muore in questa città, soprattutto in termini ambientali. Il secondo punto sarà dare aiuto a chi ne ha bisogno: il valore fondante della sinistra è la solidarietà, che non è il reddito di cittadinanza; se pensiamo che un Comune possa metterlo a Bilancio, vuol dire che si crede alle favole».

Il Partito Democratico si è o è stato isolato? Perché secondo lei? Ma MDP è con lei?

«Il Partito Democratico è oggi vittima di una congiura interna ed esterna: tutti se ne vogliono spartire le spoglie, magari presentandosi come il nuovo che avanza, e c’è chi dall’esterno vuole divorare la carcassa. MDP è con me dal primo momento, senza paura di essere smentito».

Cosa pensa della grande coalizione civica creata intorno a Cannito?

«Sono cavoli loro: non so come farà a metterli insieme. Lì ci sono sensibilità politiche molto diverse tra loro, rispettabili per carità, perché il rispetto è il primo principio della democrazia, ma il giudizio politico è altra cosa e lì dentro c’è di tutto e di più».

Bufo continua a chiedere Primarie interne al Partito.

«L’avv. Bufo dovrebbe ritornare sul terreno delle cose possibili, ritrovando un po’ di sano realismo. Non abbiamo bisogno di personaggi in cerca d’autore».