Tra pochi giorni, il 10 giugno, sarà possibile scegliere il futuro amministrativo della città di Barletta, in teoria dei prossimi cinque anni. La gara ha assunto caratteristiche particolari probabilmente anche per il momento politico generale che stiamo vivendo: non c’è netta contrapposizione fra le parti, almeno tra alcune, sebbene vi siano sostanziali differenze umane e storico-politiche dei vari candidati. Gli argomenti, discussi e ridiscussi sulla stampa locale in questi anni, e forse per alcuni in questi decenni, vengono approfonditi in queste battute conclusive della campagna elettorale. Le parole chiave di tutti, nessuno escluso, sono salvaguardia dell’ambiente cittadino (aria e acqua), rivalutazione dei beni culturali di cui la nostra città è ricca, movida nel centro storico sì, ma organizziamoci. Con queste parole, peraltro le stesse di ogni campagna elettorale, si tentano di dare ricette simili, che si distinguono solo per alcuni dettagli. Allora è qui la scelta: sui dettagli. O meglio l’elettore dovrà fare lo sforzo di immaginare il futuro politico-amministrativo cittadino, per ritrovarci certamente tra qualche mese a riparlare di problemi atavici non risolti.

La scelta com’è noto, ricadrà su uno dei sei candidati a sindaco che certamente hanno un differente background politico, ma che più sicuramente si avvarranno di una “squadra” (termine molto apprezzato in campagna elettorale) che avrà il compito di rileggere le tante parole e promesse pronunciate, dandole un senso concreto. Barletta gode, finalmente, della rappresentanza in Parlamento di ben tre senatori (ancora per poco, non sappiamo chi sarà rieletto), tutti di diverso schieramento, che dunque appoggiano tre diversi candidati, nonostante la loro presenza non risulti molto incisiva nei calcoli elettorali: la senatrice Messina sostiene il candidato del Partito Democratico Delvecchio, il senatore Quarto sostiene quello del M5S Filannino, il senatore Damiani la coalizione civica trasversale in cui è convogliato anche il suo Forza Italia, come Forza Barletta, sostenendo Cannito. Gli altri tre non hanno rappresentanze politiche locali così altisonanti. La maggior parte dei candidati sindaco sono di provenienza di centrosinistra: lo è sicuramente il candidato del PD; Cannito è un socialista convinto, del PSI da sempre una delle colonne portanti della coalizione progressista a Barletta, anche se ha scelto questa operazione politica trasversale del “tutti dentro tranne il PD”; Doronzo, il più giovane dei candidati, già dirigente nazionale di Sinistra Italiana, prima in maggioranza poi passato all’opposizione di Cascella; Filannino, ambientalista convinto, tanto da essersi candidato soltanto negli anni ‘90 nella lista dei Verdi; la Gadaleta candida con un movimento centrista che ambisce, in buono stile democristiano, a fare più che altro da “ago della bilancia” in Consiglio comunale. L’unica espressione del centrodestra è la candidatura del leghista Flavio Basile. Di questi tempi non esistono più certezze in politica, ma bisogna valutare le competenze dei candidati, distinguendo proprio tra quei dettagli di cui parlavamo.