Anche quest’anno, in occasione dell’anniversario della nascita dell’anarchico barlettano Carlo Cafiero, è stata organizzata una cerimonia di commemorazione nei pressi della sua casa natia, dove il bassorilievo dedicatogli è stato decorato con una corona di alloro.
A installare il simbolo di commemorazione sono stati i membri del Collettivo Exit Barletta, tra cui Alessandro Zagaria, il quale ha dichiarato: «Da tre anni abbiamo deciso di festeggiare la memoria di Carlo Cafiero con una piccola cerimonia, nel giorno del suo compleanno, per non dimenticare uno dei più grandi pensatori dell’800, in contatto con Marx e autore del Compendio del Capitale. L’anno scorso abbiamo dato un contributo in più, restaurando il basso rilievo posto nei pressi della sua casa natale in occasione del centenario della sua nascita. Un basso rilievo dimenticato e trascurato, a cui abbiamo donato nuovamente decoro. Quest’anno rinnoviamo l’appuntamento, rendendo omaggio con una corona di alloro».
«La società è cambiata molto dai tempi di Cafiero- ha aggiunto- ma le sue idee di uguaglianza, fratellanza, solidarietà e di riscatto degli ultimi, possono ancora rappresentare un appiglio contro la deriva razzista e xenofoba a cui assistiamo. Le sue idee vanno contestualizzate ma hanno radici solide. È possibile costruire una società di persone uguali, sconfiggere il razzismo e un sistema politico che ci rende sempre più poveri. Tutto ciò è possibile formando una rete di contatti, non individualmente ma collettivamente, come ci ha insegnato Cafiero. Rendergli omaggio è un dovere per la città di Barletta e per tutti quelli che credono che esista un altro tipo di politica, una a servizio della gente che ha come scopo il bene comune».
Nel corso della cerimonia è intervenuto anche un membro del Gruppo Carlo Cafiero di Bari, giunto a Barletta per l’occasione. «Occorre rendere omaggio all’anarchico perché, in un’epoca di repressione in cui le condizioni dei contadini nelle campagne erano terribili, ha dimostrato che ci si può ribellare. Cafiero Malatesta e Covelli hanno dimostrato che si può lottare, cercando di organizzare una rivoluzione. Ancora oggi esiste la repressione, la censura. E abbiamo molto da imparare dalla capacità di Cafiero di riflettere sul suo operato e di rileggere la realtà sociale e storica».cafiero2cafiero
Dopo la cerimonia commemorativa, presso il locale “il Cappero”, è stato trasmesso il documentario “San Lupo e la rivoluzione che non fu”, accompagnato dalle riflessioni di Bruno Tomasiello, autore del libro “La banda del Matese”. Oggetto del documentario è il tentativo di rivoluzione organizzato dagli Internazionalisti guidati da Cafiero e Malatesta presso i monti del Matese, una rivoluzione mai avvenuta e dimenticata dai libri di storia.