È probabile che più di qualcuno tra i nostri lettori li abbia incontrati ieri mattina su corso Vittorio Emanuele, tra la Basilica del Santo Sepolcro e la statua bronzea di Eraclio: anche a Barletta, così come in altre 21 città italiane, i volontari dell’associazione ambientalista Greenpeace hanno dato vita a un flash mob per richiamare l’attenzione dei cittadini sul referendum del 17 aprile al suon di ‘Stop Trivelle’. Vestiti di nero e con mani e volto sporchi di una sostanza oleosa simile al petrolio, i volontari hanno così ricordato l’appuntamento con le urne, esponendo striscioni con il messaggio “Il mare non si trivella” declinato, di città in città, nel dialetto locale. Così a volti dipinti di colore scuro, simile appunto a petrolio, si sono unite scritte come “U mar non s’abbouc” e “Il 17 aprile ferma le trivelle. Vota SI'”.

“È paradossale che una sostanza con la quale non vorremmo sporcarci mai sia invece serenamente ammessa nei nostri mari-spiegano da Greenpeace-con una media di 38 milligrammi per metro cubo, il Mediterraneo è il mare più inquinato dagli idrocarburi al mondo. Il 17 aprile gli italiani hanno la possibilità di fermare almeno le piattaforme più vicine alle nostre coste. Producono solo il 3% del gas di cui l’Italia ha bisogno, e lo 0,8% del consumo annuo di petrolio. Lo fanno inquinando, e molto. Come dimostra il nostro ultimo rapporto ‘Trivelle Fuorilegge’, 3 piattaforme su 4 non rispettano i parametri ambientali previsti dalle normative”.