Intervista Beccati Intervista BeccatiA cura di Viviana Damore

Lorenzo Beccati, in arte “Gabibbo”, storico autore di Striscia la Notizia, voce della satira italiana, autore di numerosi successi editoriali, ha presentato il suo ultimo thriller “Aenigma” a Barletta. Nell’occasione abbiamo avuto la possibilità di conoscere da vicino una delle voci più pungenti del giornalismo italiano e di porgli qualche domanda su cosa possa portare alla buona riuscita di un libro, di una trasmissione o semplicemente di un obiettivo:«Non lasciare mai nulla al caso e all’improvvisazione, prepararsi molto» sono solo alcuni dei diktat da seguire per intraprendere la strada del successo, che sia professionale o umano in senso più generico e parlando con lui, si comprende quanto in realtà ciò che appare semplice nasconda sacrifici, dedizione e tantissima passione.

Aenigma edito da Nord è il suo nuovo thriller uscito lo scorso febbraio, la trama fitta narra di un nemico, il male che è ovunque: per lei cos’è il male e a cosa si è ispirato?

«Il male è qualcosa che leggiamo nei thriller e nei libri per esorcizzarlo, ci fa meno paura se lo leggiamo nella nostra cameretta, sul nostro sofà. Purtroppo il male però alberga ovunque, nelle persone che ci stanno vicino. Nei fatti di cronaca quasi sempre il male è intorno alla persona colpita o proprio in famiglia. Il male in ogni thriller ci dev’essere, è un elemento necessario. La mia fonte d’ispirazione è stata innanzitutto la biografia di Franz Anton Mesmer, professore e medico che inventò l’ipnosi, il primo a dare coscienza scientifica all’ipnosi, dall’altra parte un caso personale che forse non ho mai raccontato prima d’ora: mia nonna un giorno al mercato venne fermata da due persone che le dissero di un affare colossale, tramite l’acquisto di alcuni orologi (dopo ci raccontò di averli visti oscillare), lei andò a casa, prese tutta la pensione e diede i soldi a questi signori che le vendettero un orologio; dopo mia nonna capì esattamente di essere stata ipnotizzata e di aver consegnato tutta la sua pensione a degli sconosciuti per un orologio che non valeva nulla. Le cronache ci insegnano che tutt’ora accadono cose del genere.»

Quanto crede possa essere “ipnotica” la vita di oggigiorno?

«In realtà io direi più “alienante” che ipnotica, c’è una ripetizione che aliena. L’ipnosi è invece il tentare di imporre la propria volontà ipnotizzando, io credo che i politici tentino di fare così, ci sono poi personalità ipnotiche, così come credo Berlusconi sia stato, mentre in questi giorni credo che Salvini lo sia, così come Trump, persone che danno di sé una configurazione alta, con un tono esagerato e ci sono persone che restano ipnotizzate da questi personaggi, credo ad esempio che Renzi non sia uno di questi personaggi, non posso asserire che sia meglio o peggio avere questa capacità, ma spesso in politica viene adoperata.» 

In un modo ricco di intrighi e mali nascosti, cosa crede che ispiri il pubblico ad appassionarsi alla lettura di thriller?

«Sicuramente appassiona la prospettiva di allontanare da sé il male, leggendolo fa meno paura, come quando si deve viaggiare, già guardando qualche foto del posto ci si prepara all’evento. Nel mio libro il male è una sfida continua, il lettore in questo libro deve darsi molto da fare, deve accettare la sfida, deve sapere che ad ogni pagina tutto cambierà, deve saper anticipare le mosse di chi rappresenta il male. Il bello è proprio questo, cercare di anticipare le persone preposte all’indagine, come in Aenigma una ragazza marocchina che aiuterà il commissario Ganz a dipanare la matassa di questo mistero, ma dietro ad ogni pagina c’è “un enigma” vero e proprio, sta al lettore anticipare, con fatica e credo anche piacere, le mosse. Ogni momento ha un colpo di scena, perché l’ipnosi è qualcosa di straordinario da maneggiare per uno scrittore, io me ne sono accorto scrivendo, non avevo questo preconcetto, ma ogni volta che si incontra un personaggio in questo libro ci si chiede se sia vero, se lo faccia perché obbligato, sta al lettore addentrarsi in questo mistero

 Quali sono tra le sue opere quelle che sente più figlie di se stesso? Aenigma è una di queste?

«Aenigma è uno di queste sicuramente, a me è piaciuta molto “La trilogia del guaritore di maiali” che è stata anche tradotta all’estero, che narrava la storia di un ex soldato che guariva maiali e aveva un modo tutto suo di fare indagini nel 1600: partiva dagli innocenti e gli scartava, trovando pian piano il colpevole. Il mio preferito, pubblicato da un piccolissimo editore che aveva la sua attività in un garage, si chiama “74 nani russi”, è un libro che credo tra i miei migliori, anche se forse non ha superato il mio condominio, con un po’ di sforzi però si trova ancora.»

La sua è una storia che parte dagli albori della televisione italiana, il suo Gabibbo un personaggio unico ed articolato seppur apparentemente semplice e giocoso. Quanto si è evoluto nel corso degli anni? Come si è trasformato in base ai tempi storico-politici italiani?

«Devo dire che forse non si è evoluto per niente, secondo me il Gabibbo va avanti  per la sua strada, vuole vedere gli sprechi, le magagne, vuole scoprire tutto quello che non va e in ogni governo c’è qualcosa che non va, in ogni notizia c’è qualcosa che non va, il Gabibbo è immutabile. Non si sa quanti anni abbia, è lì dal primo ottobre del ’90, si affaccia in televisione e nessuno ha idea di quanto sia vecchio, in realtà è già nato grande, da quasi 28 anni è andato avanti per la sua strada, il pubblico lo ha sempre seguito e lo segue e continua a mandare a Striscia la Notizia, circa 1000 segnalazioni al giorno. Ogni giorno mille italiani si rivolgono a 14 kg di moquette rossa, è con grande orgoglio che sviluppo la voce del Gabibbo. Le persone intorno a lui cambiano, ma non il Gabibbo, lui resta sempre lo stesso.»