A cura di Viviana Damore

I Nuovi Scalzi, compagnia teatrale barlettana, ormai pluripremiata a livello internazionale, è partita alla volta di una nuova avventura, un nuovo festival, il Pro Contra, in Polonia. Abbiamo intervistato Olga Mascolo, attrice e mente creativa della compagnia, per scoprire tutte le novità ed i propositi di questo viaggio alla volta della Polonia.

Come avete deciso di partecipare al Pro Contra e qual è il vostro intento in questo viaggio?

«Siamo selezionati festival Pro Contra, grazie al consiglio di una compagnia russa che ci ha visti lavorare in Egitto. L’intento è quello di raccontare (e forse emulare), grazie al viaggio che stiamo facendo sino alla Polonia, giungendovi in macchina da Barletta, quella che un tempo era la vita dei comici erranti, i quali si spostavano di città in paese e portavano con sé non solo le loro abilità artistiche, ma anche il proprio bagaglio culturale. Noi portiamo friselle, pomodori, scamorze e origano di Barletta per far assaporare i prodotti pugliesi all’estero».

Da chi è composto il vostro team in quest’avventura?

«Il nostro team questa volta è composto da Savino Italiano, attore nel ruolo di Don Pantalone De Borghia Fu La Motte, Olga Mascolo, attrice nel ruolo di Florenzia Fu La Motte, Duilio Paciello nei ruoli di Dottor Grajano D’Asti e Capitano Nino Consalvino da Cordova (nipote del celeberrimo Consalvo Da Cordova), Camilla Mandarino alla gestione di foto e luci».

Di cosa parla la commedia che porterete al festival?

«Abbiamo scritto, con la collaborazione e la supervisione di Claudio De Maglio una commedia che parla dei conflitti territoriali, degli interessi economici, dell’amore e della difesa necessaria che serve per proteggere la “terra”, intesa come risorsa e ricchezza sensibile, fragile e meravigliosa. La storia che raccontiamo prende inizio da una storia antica, la storia di una terra contesa, incentrata sulla Disfida di Barletta. Abbiamo scelto un evento storico chiaro a molti e noto a tanti, per guardare con un senso di appartenenza, vicende economiche che in tutto il mondo avvengono: i conflitti (compresi quelli bellici) per contenziosi economici. Abbiamo recuperato alcuni nomi storici e riscritto i personaggi per avvicinarli a un immaginario più contemporaneo e abbiamo deciso di parlare di un problema con la cifra della commedia e con un epilogo che supera ogni vicenda e parla occhi negli occhi a quello stesso pubblico che per un’ora ha riso e gioito».

Non è la prima volta che lo fate, ma questa volta come vi interfaccerete ad un pubblico internazionale?

«Parliamo a un pubblico internazionale usando dialetti della Puglia e Campania, la lingua italiana e prima di ogni parola il corpo della maschera. (la maschera ed il corpo dell’attore che grazie ad essa si trasforma e restituisce sembianze e movenze, fragilità e caratteri). Riteniamo che la commedia dell’arte non sia un linguaggio di genere nel momento in cui la maschera di commedia viene usata per sviluppare nuovi testi, creare nuove opere e affrontare temi incandescenti o attuali. All’Estero la commedia dell’arte ottiene maggiore consenso in quanto genere tipicamente tradizionale italiano. Crediamo nel valore del teatro prima di tutto e nella necessità di farci carico in modo propositivo della necessità di stimolare un pensiero critico nei confronti della società in cui viviamo è di cui facciamo parte. Il teatro si fa con il pubblico, e serve per far nascere domande, la commedia dell’arte è il linguaggio che noi abbiamo scelto per parlare a nome di una popolazione.»