«La notizia dell’intitolazione di una via cittadina all’aviatore fascista e squadrista Domenico Senatore non può e non deve passare sotto silenzio. Non in un Paese, l’Italia, la cui Costituzione repubblicana nasce dal sacrificio partigiano profuso contro la barbarie fascista e nazista, non in una città, Barletta, insignita della duplice Medaglia d’oro al merito civile e al valor militare per la resistenza opposta alle truppe d’occupazione tedesche nel settembre del 1943. Resistenza pagata, come è noto, con il sacrificio di 12 vite umane trucidate per mano nemica in quello che passa alla storia come il primo di una lunga serie di eccidi per rappresaglia nazista nel nostro Paese dopo l’armistizio». Così, si è espresso Carmine Doronzo circa la proposta di intitolazione di una via all’aviatore fascista Domenico Senatore.

«Il sindaco Cascella e l’intera giunta cittadina- prosegue Doronzo- hanno il dovere di revocare una decisione che offende i valori e la storia della comunità barlettana. Al tempo stesso il primo cittadino deve spiegazioni e pubbliche scuse per aver accolto venerdì scorso (7/10/2016) presso il proprio ufficio del Palazzo di Città, a seguito di un corteo studentesco, una delegazione di noti movimenti neofascisti passati alle cronache nazionali per il coinvolgimento di propri militanti in episodi di inaudita violenza e discriminazione politica e razziale.

Questi fatti richiedono verità perché inorridiscono la coscienza di un’intera città ancorata ad un passato ed un presente orgogliosamente antifascista.

Mi chiedo se anche il sindaco Cascella, così come i cittadini di Barletta, senta davvero proprie quelle Medaglie d’oro o se egli le consideri come inutili orpelli da esibire solo in sterili rituali e celebrazioni, per poi accantonarle quando è il momento di riportarne il valore nella vita reale della nostra vita cittadina. Proprio per le nostre strade e nelle nostre piazze, nei nostri quartieri e nelle nostre scuole, abbiamo il dovere, quotidianamente, di respingere il virus mai completamente debellato della cultura fascista. E anche quando quest’ultimo si imbelletta, non solo la cittadinanza, ma anche e soprattutto le nostre istituzioni, hanno il dovere di riconoscerlo e respingerlo con ogni mezzo».