Cortometraggio contro la violenza sulle donne

Il mare come senso di libertà e fuga dall’oppressione e dalla violenza, da un quotidiano che schiaccia e annienta, da amori folli e malvagi. È questo uno dei mille sensi racchiusi nelle immagini di “Undici”, il cortometraggio realizzato dalla regista barlettana Cinzia De Vincenziis in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne dedicato alla memoria di Sara di Pietrantonio, l’ennesima donna uccisa dal suo ex poi condannato ad ergastolo per omicidio. La proiezione è avvenuta in anteprima al Growlab di Barletta, in corso Vittorio Emanuele; per l’occasione abbiamo voluto che fosse la stessa regista a raccontarci l’anima del cortometraggio, il terzo di una serie nella quale sono inclusi anche “In un momento sono sfiorite le rose” e “Sublimazione”, incentrata sul tema della violenza condannata tramite un messaggio di pace e libertà. La “non violenza” come arma contro le brutalità della vita e degli amori infernali.

Che emozione ha ispirato questo tuo ultimo lavoro? Da dove deriva il nome?
«Le emozioni che mi hanno ispirato nella realizzazione del corto sono sicuramente la delusione e la tristezza, riferite alla violenza sulle donne, emozioni che nascono in me quando sento di omicidi, abusi e, visto che non sono in grado di proteggermi dalle emozioni negative, le assorbo e le somatizzo, lasciandole sviluppare creativamente nella mia mente. È questo il modo in cui cerco di dare importanza alle mie emozioni. Il nome “Undici” ha per me un significato molto profondo ed intimo, deriva infatti dal mio numero preferito che ha al suo interno due numeri uguali, perciò lo immagino un po’ come l’amore, la coppia, la felicità, la compagnia. Undici si riferisce anche al mese di novembre, all’autunno che è la mia stagione preferita e si riferisce ad undici anni della mia vita in cui sono accadute cose straordinarie e cose molto brutte, cose che mi hanno trasformata e plasmata».

Cortometraggio contro la violenza sulle donne
Cortometraggio contro la violenza sulle donne

La “non violenza come arma”, in che modo la esprimi nei tuoi cortometraggi?
«La esprimo in maniera del tutto non violenta. Nei miei corti la violenza non appare mai, cerco sempre di argomentare un tema così brutto, triste e rabbioso in maniera molto delicata, provando a non mostrare aspetti violenti seppur parlando di un argomento decisamente violento. Nella tristezza cerco sempre di usare delicatezza e senso di umanità, per trasmettere quel senso di umanità che manca quando si verificano atti di una tale brutalità».

La metafora del mare, cosa rappresenta nel tuo corto “Undici”?
«Nei miei pensieri vedo e vivo il mare come un paradiso, se dovessi descrivere un dio o cercare il paradiso in un’immagine sarebbe quella del mare. Il mare per me è il paradiso, quando la donna sparisce, muore, viene brutalizzata, dopo la immagino come una santa, una martire che va a finire in paradiso, per me quel paradiso dove il dio del mare ti accoglie».

Schermata 2017-11-25 alle 21.10.00 Schermata 2017-11-25 alle 21.11.14

Il tuo è quasi un appuntamento annuale, l’urlo silenzioso delle immagini contro la violenza sulle donne. Che sensazione provi una volta ultimati i tuoi lavori?
«Cerco sempre di essere presente in questo appuntamento, mi trasmette tanta energia combattere per questa causa nobile, esaltando le donne o la bellezza in generale. Io piango prima, durante e dopo la fase di ripresa e montaggio. I miei corti li partorisco con tutto l­’amore e le buone emozioni che ho. I miei lavori nascono così all’improvviso, non penso non ragiono, cerco sempre di emozionare in maniera delicata chi lo guarda e lo percepisce».