Una simpatica rivisitazione del monumento sito in piazza Fratelli Cervi a Barletta si è trasformata in un fenomeno social quando un giovane barlettano, Giuseppe Lanotte, ha deciso di mettersi all’opera facendo indossare al nostro caro Ettore Fieramosca il Guanto dell’Infinito, mentre La Motte sconfitto, scompare dissolvendosi ai suoi piedi. Per i non addetti ai lavori si tratta di una chiara citazione cinematografica al film da poco uscito nelle sale italiane dedicato agli eroi della Marvel, intitolato Avengers: Infinity War.

Ettore Fieramosca Thanos

Cosa ha ispirato la tua grafica?
«Barletta da sola saprebbe ispirare chiunque. Soprattutto se si hanno i mezzi, un terribile senso dell’umorismo, più tempo libero di quanto non dovresti e sei nato negli anni ’80 crescendo con la giusta dose di cultura pop e meno».

Thanos ed il Guanto dell’Infinito, in cosa è simile all’eroe della Disfida di Barletta?
«Il “Titano Pazzo” è per definizione un guerriero che non si ferma davanti a nulla, e la storia extra-film del personaggio vuole che lo faccia per amore. Quando nasci a Barletta con la storia della Disfida e di Ettore Fieramosca ti insegnano sin da piccolo a difendere e amare parimenti la tua città. Possibilmente senza per questo sottomettere l’universo».

Facendo un confronto quale credi potrebbe essere la “sfida” più ardua per degli ipotetici Avengers barlettani?
«Dopo aver girato tutta l’Italia tra studi e lavori vari mi rendo conto che Barletta vive in un microcosmo a parte. Ha tutte le potenzialità per essere al livello delle grandi metropoli, ma non si applica. Barletta è praticamente quel che dicevano di me i miei professori alle superiori. Le manca l’insegnante giusto, che dia ai giovani una ragione per non andare via, alle attività la giusta spinta, all’ambiente quella marcia in più. Una rottura col passato, quindi, che magari porti a risultati migliori di quanti non me ne abbiano portati le mie scuole superiori».

Pensi di realizzare altri lavori simili?
«Ho 30 anni e faccio quel che fa ogni trentenne che ha una laurea magistrale al giorno d’oggi, passo otto ore al giorno a cercare lavoro e il resto del tempo a non pensare a quelle otto ore. Catarsi e ironia che possa sintetizzarsi anche solo in una piccola risata, mia e degli altri, sono due punti importanti della mia filosofia. Continuerò a farli finché ci sarà una ragione per ridere di e con qualcosa, e non esiste nulla di cui non si possa ridere, ora come ora. Basta guardarsi intorno, o vedere i telegiornali. Con Studio Aperto è facile».

L’arte che sia grafica, pittorica o fotografica come strumento per esprimersi, quanto è ancora concreto questo valore al giorno d’oggi secondo te?
«Con l’avanzare della società anche l’arte va evolvendosi. Il tempo libero a disposizione di ognuno di noi è sempre meno, quindi stanno emergendo nuovi media capaci di veicolare messaggi in maniera più immediata. La musica è uno di questi, ma anche la fotografia e l’arte grafica, basti pensare al successo di social come Instagram e altri. Nessuno ha più il tempo di stare ad ascoltare qualcun altro, di questo passo avremo dell’arte sempre più astratta. Sarà un problema, per chi non saprà cosa mettere sul proprio muro di casa».