Il nostro terzo appuntamento con il Vangelo domenicale dall’inizio dell’estensione a tutta l’Italia delle misure restrittive per arginare il contagio di Covid-19 coincide con la quinta domenica di quaresima. Il passo del Vangelo di oggi riporta l’episodio in cui Gesù resuscita il suo amico Lazzaro morto da quattro giorni, pronunciando le parole: “Io sono la Risurrezione e la vita; chi crede in me non morirà in eterno”.
Don Rino Caporusso dice che in questa quinta domenica di quaresima dobbiamo fare spazio a Gesù, che ci accompagna nonostante le difficoltà. « La speranza cristiana è la certezza assoluta che Dio ci ama e ci aiuta ad essere forti nella sofferenza».
«Nella prima Lettura il profeta Ezechiele si rivolge al popolo di Israele oppresso e quasi annientato dall’esilio e annuncia che il Signore lo strapperà dalla tomba e lo ricondurrà alla sua patria. L’esilio è come una morte, ma lo Spirito di Dio può fare l’impossibile. Nella seconda Lettura san Paolo ci dice che grazie a Cristo morto e resuscitato per noi, lo Spirito Santo vive in noi, ci libera dalla schiavitù del peccato e ci comunica la nuova vita dei figli di Dio».
«Il brano del Vangelo ci presenta l’amicizia tra Gesù, Marta, Maria e Lazzaro. Nell’amicizia vivono un’esperienza forte di dolore, e morte. Veder soffrire persone care, ma anche sconosciuti fa soffrire anche noi. È un soffrire nel veder soffrire, ed è quello che sperimentiamo oggi, quando vediamo le immagini della sofferenza sui giornali, come i mezzi militari che trasportano le salme, o sentiamo di parenti che hanno visto per l’ultima volta i propri cari prima di salire in ambulanza. Proviamo l’angoscia dell’impotenza. Sin dall’epoca di Gesù noi ci chiediamo: costui che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva far sì che Lazzaro non morisse? Che non ci fossero tutti questi morti oggi?
Ma dobbiamo chiederci, dopo aver ascoltato questo racconto, ci accontentiamo di commuoverci come per una fiaba o scegliamo di farci turbare profondamento da questa pagina di Vangelo, che sfida ogni senso critico di persone evolute? Nella nostra imperturbabile indifferenza lasciamo scorrere queste parole come vuote formule scontate prive di interesse reale? Il grido di Marta “Io credo che tu sei il Cristo” definisce la fede cristiana: non la semplice adesione a un insegnamento, ma l’attaccamento di tutto l’essere alla persona vivente di Cristo. lo stesso Gesù afferma “Io sono la resurrezione e la vita. Chi crede in me, anche se muore vivrà”. Certo non possono essere solo le parole di un esaltato, perché Gesù amico ha davvero una risorsa in più rispetto alla morte. Chi vive e crede in Lui non morirà in eterno. E noi siamo tra quelli che credono in Cristo».
Don Rino conclude la sua riflessione con una preghiera: «Signore tu sei la speranza dell’umanità in questo momento buio. Ci permetti con la tua morte e la tua risurrezione di dare senso pieno alla vita umana oggi, sofferente. L’impossibile dell’uomo non ferma l’imprevedibile di Dio».