Le parole di Sebastiano Lavecchia, storico massaggiatore del Barletta con oltre 1000 partite vissute nello staff biancorosso, riassumono la traccia lasciata da Mario Corso in sei mesi da allenatore del club della città della Disfida. Scomparso lo scorso sabato all’età di 78 anni, l’inventore della foglia morta – calciatore simbolo della Grande Inter – mise la firma sulla terza e ultima salvezza del club barlettano in Serie B. Correva la stagione 1989-90, ma a 30 anni di distanza la notizia ha scosso gli appassionati biancorossi. Che dopo aver ricordato l’eleganza e la classe del Corso allenatore e uomo sui social, hanno messo in moto un tam tam mediatico che dagli schermi di pc e smartphone è pronto ad arrivare a Palazzo di Città: la richiesta è quella di intitolare la tribuna del Cosimo Puttilli, stadio cittadino che all’epoca del terzo campionato di B nella storia del club si chiamava Comunale e che oggi attende le tappe finali di un’operazione di restyling avviata nell’estate del 2015 e costata milioni di euro, proprio a Mario Corso. Un omaggio all’uomo e al professionista, arrivato a Barletta il 10 dicembre del 1989 per prendere il posto di Gesualdo Albanese e capace di far leva su un gruppo in cui i vari Vincenzi, Marcato, Nardini, Pedone e Lancini componevano i principali punti di forza. Quella squadra chiuse il campionato al quindicesimo posto, con alcuni momenti memorabili.

Impegnato anche nel sociale e protagonista di incontri e iniziative con associazioni a tutela dei più fragili, Mario Corso confermò a Barletta un adagio tanto caro a un maestro della panchina come Nereo Rocco: “In campo come nella vita”. Oggi alla Barletta sportiva farebbe piacere vedere il nome del condottiero del penultimo campionato di B nella storia del club impresso sugli spalti di quella che un tempo fu la sua casa.