Sembrerebbe arrivata una decisione definitiva per il cumulo nero presente nel porto di Barletta, motivo di apprensione per i cittadini a causa dell’impatto che si temeva potesse avere sul territorio e anche sulla salute. Questa “duna” di materiale scuro – silicato di ferro, si è appurato in seguito – è comparsa nell’area portuale della città di Eraclio agli inizi del mese di marzo. Tante le indagini, soprattutto per accertarsi che, a causa dell’azione dei venti, non si fosse riversata in mare e successivamente spiaggiata. Eventualità, quest’ultima, sventata da alcuni prelievi effettuati in situ quasi subito, che hanno scongiurato la temuta ipotesi che il silicato fosse finito sulle spiagge, come ci era stato spiegato dal presidente di Legambiente Barletta Raffaele Corvasce. Tante le domande: il silicato di ferro rientra forse tra i materiali che richiedono obbligo di copertura su piazzale o non ha esigenza di legge? E soprattutto, è pericoloso per l’ambiente se non stoccato in modo adeguato?

Poi, pochi giorni fa, le prescrizioni dell’ente Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale), giunte dopo plurime sollecitazioni da parte della stampa e dopo espliciti interrogativi portati in Consiglio comunale da Carmine Doronzo, capogruppo di Coalizione Civica. L’Arpa ha dunque raccomandato che la massa di silicato di ferro venisse ricoperta con adeguata telatura e umettata periodicamente con nebulizzatori per umidificare le sostanze polverulenti ed evitare la dispersione delle polveri in aria; in secondo luogo, che venisse abbassata al di sotto dell’altezza delle barriere frangivento e, in ultimo, che non fosse soggetta a carico e scarico in giornate con vento superiore a 28 nodi: queste le parole “portavoce” di Carmine Doronzo, riportate in un articolo della Gazzetta del Mezzogiorno e poi, successivamente, in un post sul suo profilo personale. Disposizioni inderogabili e soprattutto essenziali, affinchè questo non diventasse l’inizio di un vero e proprio disastro ambientale.

Il giorno è quindi arrivato: ieri il coacervo di silicato è stato coperto da opportuna telatura. Ora, quello che preoccupa, è altro. Stringenti, infatti, le domande del presidente del circolo cittadino di Legambiente Barletta Raffaele Corvasce, preoccupato per le sorti del nostro mare. «Siamo sempre stati convinti – spiega – che la prima strada da percorrere non sia quella dell’allarmismo ma quella del confronto, della ricerca della verità. Da una prima ricostruzione sappiamo che il materiale sulle spiagge non sia lo stesso presente nel porto e noi continueremo ad essere attenti. L’Arpa, se ho capito bene, ha predisposto che la montagna venga costantemente nebulizzata per scongiurare la dispersione delle polveri in aria. L’unica domanda che mi sento di fare adesso è: non è che, nebulizzandola per evitare la dispersione delle polveri in aria, la dispersione delle polveri si crea in mare?». La speranza, quindi, è che non si sani una ferita per causarne involontariamente un’altra. Ancora una volta, non resta che aspettare.

 

A cura di Carol Serafino