Si torna a parlare di Barletta in Senato: di questa mattina l’intervento, in conclusione della seduta sul tema degli “Inceneritori nei pressi dei centri abitati” del senatore barlettano Ruggiero Quarto (M5S); è intervenuto per rendere noti a Roma i risultati del biomonitoraggio eseguito sulle unghie dei bambini, effettuato qualche temo fa a Barletta e che ha offerto risultati su cui riflettere, richiamando in generale l’attenzione nazionale su questi argomenti.

Come è noto, a Barletta, sorge un cementificio (o cementeria), che ha circa un secolo di vita, la cui struttura, originariamente era esterna al centro abitato, ma con il passare del tempo è stata assolutamente inglobata nel tessuto urbano. Come questo, ricorda il senatore, ce ne sono tanti altri in Italia; e come tanti altri, viene utilizzato come «Coinceneritore di rifiuti pretrattati e ciò desta forte preoccupazione». Un grido d’allarme di risonanza nazionale, di cui tuttavia le cronache locali si sono ampiamente occupate nei mesi passati.

Risale a febbraio 2019 la sigla di un protocollo di intesa tra il Comune, la ASL, ISDE, Ordine dei medici, scuole primarie e associazioni ambientaliste, per effettuare un biomonitoraggio , finanziato dalla ASL. Questa proposta, già lanciata dall’associazione Forum Salute e Ambiente, venne raccolta dalle istituzioni comunali, dopo l’interessamento di alcuni consiglieri, realizzando «Per la prima volta al mondo in un congruo arco spazio-temporale» la misurazione di 24 metalli nelle unghie dei piedi di 366 bambini tra i 6 e i 10 anni».

I risultati dello studio, curato dal dottor Agostino di Ciaula, sono stati pubblicati a fine giugno scorso sulla prestigiosa rivista scientifica Exposure & Health: è risultato che i bambini che si trovano a vivere e frequentare la scuola nelle aree esposte alle emissioni della cementeria mostrano un bioaccumulo cronico di metalli tossici (nichel, cadmio, mercurio, arsenico). È chiara dunque la fonte comune di questa contaminazione. «I cementifici situati nelle aree urbane sembrano quindi dannosi: sono necessarie politiche di prevenzione primaria per proteggere la salute dei bambini, con norme più restrittive per l’uso dei combustibili fossili, la limitazione di rifiuti ricchi di metalli pesanti». L’educazione sanitaria non può mancare, tornando a riaprire un vecchio tema che è quello legato alla possibile delocalizzazione di queste strutture produttive, rispetto al centro abitato.

«Questo studio impone – ha concluso il senatore nel suo intervento – la massima attenzione nazionale, e non solo, sul fronte sanitario per approfondire e valutare l’effettivo rischio sui residenti nei dintorni dei cementifici». Naturalmente, gli eventuali problemi si rifletterebbero sull’ambiente cittadino e sulla vita socio-economica. «La strategia rifiuti zero (ndr, già avviata con il passaggio della raccolta porta a porta) è l’unica soluzione sostenibile, attivando le 5R: riduzione, riuso, riciclo, raccolta, recupero».