Una serata all’insegna di stelle, rovine e note, quella che il 2 agosto ha visto il sito di Canne della Battaglia diventare un vero e proprio palcoscenico. Con lo splendido quanto suggestivo sfondo della Cittadella, la Soundiff Orchestra, affiancata dalla verve e dalla professionalità di Antonio Stornaiolo, ha “raccontato” attraverso il pentagramma L’Histoire de Babar, le petit éléphant, con musiche di Francis Poulenc, Ottorino Respinghi e John Rutter e testo di Jean de Brunhoff, la storia dell’elefantino che, abbandonata la giungla e approdato nel mondo “civilizzato”, fa conoscere ai suoi amici la civiltà.

Una data e una scelta non casuali, se pensiamo che il 2 agosto del 216 a.C. , in un tempo ormai troppo lontano per essere percepito come tale, Romani e Cartaginesi combattevano la famosa Battaglia di Canne durante la Seconda guerra punica, con la vittoria dei Cartaginesi e la disfatta degli avversari. Annibale è da sempre affiancato alla figura degli elefanti, con i quali, in un numero cospicuo, attraversò le Alpi nel 218: da qui dunque la decisione di rendere omaggio ad un anniversario tanto ragguardevole proprio con la storia di un piccolo pachiderma. E così, subito dopo la prova del “la”, quando le prime note hanno risuonato tra gli echi dei resti e delle vestigia, l’atmosfera per la platea si è fatta seducente, catalizzando sguardi, orecchie e cuore in un concertato di incredibile suggestione.

Un fil rouge dall’ottima resa, che ha visto la voce narrante di Stornaiolo “planare” abilmente sulle sinfonie, modulandosi in base alla scena raccontata, in un abile gioco speculare con il sound, che sembrava quasi forgiarsi sulle parole. In conclusione, come epilogo “monumentale”, l’orchestra ha salutato l’affezionato pubblico con un cult intramontabile e profondamente amato: la colonna sonora di Nuovo Cinema Paradiso, con la partitura della bacchetta d’oro di Ennio Morricone. Una serata, dunque, suggellata mirabilmente dal potere taumaturgico e prodigioso della musica, da sempre in grado di sedare tormenti, accompagnare momenti e capace di diventare un collante che annichilisce differenze, distanze e assenze. Chissà… che ci sia riuscita, in un mondo immaginario, anche tra Cartaginesi e Romani?

 

A cura di Carol Serafino