La sconfitta di mercoledì scorso contro il Brindisi ha lasciato due sensazioni in eredità a tutto l’ambiente del Barletta. In primo luogo la superiorità della squadra di Danucci, costruita con oculatezza già dallo scorso maggio e poi rimpinguata ulteriormente da un ottimo mercato invernale. Sia chiaro, nessuno vuole sminuire l’esaltante campionato svolto dal Barletta fino a questo momento, ma è inevitabile che, prima o poi, i valori vengano fuori, e che i biancazzurri abbiano dimostrato di avere qualcosa in più nell’undici e in panchina.

Il secondo aspetto, e questo è evidente, riguarda una condizione fisica e mentale non sicuramente ai livelli di quella mostrata un mese fa. Si possono trovare, in tal senso, diversi episodi spartiacque come il 3-3 con il Casarano e lo 0-0 di Mugnano di Napoli con l’Afragolese, oppure entrambi, ma è innegabile che il Barletta visto nelle ultime uscite sia lontano parente di quello ammirato fino ad un mese fa. Questo può rientrare nell’ordine delle cose, considerando che, come detto precedentemente, sono diverse le squadre che hanno puntato a vincere un campionato particolarmente combattuto e che il Barletta, vedi Brindisi e Casarano, le ha affrontate al massimo della loro forma. E può rientrare in un  periodo sottotono: chi era allo stadio mercoledì infatti respirava un’aria diversa e poteva prevedere, probabilmente non con un parziale di 1-4, una sconfitta dei biancorossi. Del resto, quando spingi per tutto il campionato e vai, con merito, oltre le aspettative, ma non vieni accompagnato come nelle ultime gare dai risultati, la condizione ne risente.

Tuttavia, se capitan Pollidori e compagni hanno saggiamente affrontato la stagione con equilibrio, è da questa componente che devono ripartire per l’obiettivo playoff. Virtualmente andato il primato, il Barletta, oggi quarto, ha il destino tra le mani per raggiungere gli spareggi. Vero che, rispetto a quindici anni fa (ultima volta per il Barletta in un triangolare con Alghero e Renato Curi Angolana), i playoff di Serie D abbiano perso ulteriore appeal, ma, e questo è importante sottolinearlo, ogni anno è diverso dall’altro. Due anni fa l’Andria ha beneficiato di un insperato ripescaggio in Serie C da perdente della finale con il Picerno. E la società biancorossa, tra le più blasonate in assoluto, dovrà crederci, non solo per un discorso meritocratico, ma anche per onorare al meglio le restanti partite di una stagione comunque memorabile. Adesso una sosta lunga prima della trasferta di Venosa con il Lavello: resettare e ripartire.

A cura di Giacomo Colaprice