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Via Sergio Ramelli e via Benedetto Petrone. Nella serata del 13 maggio 1925 il consiglio comunale di Barletta ha approvato l’ordine del giorno che prevedeva, originariamente, l’intitolazione di una via al giovane militante del Fronte della Gioventù (l’organizzazione giovanile dell’allora partito neofascista del Movimento Sociale Italiano) ucciso nel 1975 da militanti della sinistra extraparlamentare. La novità è stata quella di intitolare un odonimo anche a Benedetto Petrone, militante comunista di 18 anni ucciso a Bari nel 1977 da un agguato compiuto da neofascisti.

Senza entrare nel merito di dinamiche complicate, che pur meriterebbero di essere attenzionate, ci si soffermerà su un caso singolare, quello relativo a Lucia Corposanto. La donna barlettana, fregiata con una medaglia di bronzo alla memoria nel 2010, è stata protagonista nel 1943 di un atto di grande eroismo, salvando la vita al vigile barlettano Francesco Paolo Falconetti. Scesa dalla sua abitazione, in compagnia di Addolorata Sardella, Lucia Corposanto ha messo a repentaglio la propria vita per salvare la guardia cittadina-municipale, ferita nell’eccidio dei dieci vigili urbani e dei due netturbini del 12 settembre 1943.

Come spesso accade nel controverso rapporto tra la memoria e la topo-odonomastica barlettana si tarda a ”dimenticare”, sul piano degli interventi negli spazi urbani, il nome di cittadine e cittadini illustri che hanno contribuito a creare la nuova ”religione civile” repubblicana consolidatasi a partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. A differenza di Addolorata Sardella infatti, Lucia Corposanto non ha ancora un riferimento stradale o un toponimo. Una situazione grottesca, soprattutto se si considera che quello della Corposanto è un nome che dovrebbe aggregare l’intera comunità barlettana. Sta di fatto che, sul tema, tutto tace ormai da tempo, con inevitabili ripercussioni culturali. Il rischio è infatti quello di un oblio, in quanto la memoria, se non rafforzata, cessa di essere efficace come ”veicolo” nel ricordare persone che hanno forgiato l’identità di una comunità. E a pagarne saranno anche le nuove generazioni.

A cura di Giacomo Colaprice