Ammiratissimo dai turisti, coccolato dai bambini e protetto dai cittadini, Eraclio non è solo il simbolo di Barletta, detta infatti anche Città di Eraclio, quanto la rappresentazione ancora esistente di arti antichissime e manifatture sapienti. Il gigante si stagli infatti su una delle vie principali della città della Disfida, caratterizzandosi come una statua bronzea posizionata su un piedistallo di pietra, per un’altezza di cinque metri. Unica statua bronzea al mondo non esposta in un museo ma visitabile tutto il giorno in città.

Si è ancora incerti sull’identità del personaggio che rappresenterebbe la statua. Una volta esclusa l’ipotesi che rappresenti l’imperatore Eraclio I per la pettinatura diversa da quelle in voga nel V secolo ed esclusa anche quella secondo al quale rappresenti Valentiniano III, si è giunti alla conclusione che con molta probabilità la Statua di Eraclio sia una raffigurazione dell’imperatore Teodosio II all’età di 38 anni. Confermerebbero questa teoria alcuni dettagli, come la pettinatura, il gioiello di arte gotica sul diadema del bronzo e l’abito. Un orecchino di perle spunta dietro l’orecchio sinistro del bronzo, come d’uso presso i bizantini che appendevano un orecchino tra i capelli, i poveri invece lo indossavano all’orecchio.

Emblema di Barletta, fu ritrovata con molta probabilità nel Medioevo, intorno al 1204, nell’allora borgo di Barduli. Una storia incerta per un’identità ancora non del tutto definita ed avvolta nella leggenda. Gli storici sono concordi sull’anno ed il secolo del ritrovamento ma non vi è certezza se questo sia avvenuto sulle coste di Barletta. Gli anziani in città narrano ancora la storia di uno scoglio, poi denominato Mamma Arè, dove si dice si sia incagliata la statua dopo il naufragio della nave veneziana sulla quale era trasportata di ritorno da una crociata. Proprio nel corso degli ultimi anni sono state effettuate importanti ristrutturazioni della statua oltre ad analisi approfondite, che non hanno rivelato consistente tracce di iodio sul bronzo. Altre accreditate ipotesi infatti sostengono che la statua sia giunta a Barletta da Ravenna, su ordine dell’imperatore illuminato Federico II di Svevia, con lo scopo di abbellire una delle città alle quali teneva maggiormente nel suo Impero.

Le gambe e le braccia visibili attualmente in realtà non sono le originali, che furono fuse nel 1309 sotto autorizzazione di Carlo II d’Angiò per realizzare le campane della chiesa dei Frati Domenicani a Siponto. Il bronzo fu poi dimenticato nella dogana del porto di Barletta, prima che venissero rifatti gli arti mancanti, operazione dopo la quale la statua tornò al suo posto, ovvero il “Sedile del popolo”. Fu infatti nel 1491 che la statua trovò pace con la collocazione gloriosa davanti alla Basilica del Santo Sepolcro della città, divenendo una sorta di patrono.

Ma Eraclio non solo abbellisce Barletta, una simpatica leggenda narra infatti che il gigante seduto sul ciglio della strada durante le invasioni saracene. Il gigante (buono) per proteggere la città ed i suoi concittadini si diresse fuori dalle mura ad aspettare gli invasori ed appena li vide si fece trovare in lacrime. Quando gli fu chiesto perché piangesse, il gigante rispose di essere il più piccolo della città e che per questo era stato cacciato proprio perché ritenuto inadatto alla difesa. I nemici a questo punto si spaventarono, immaginando quanto potessero essere grandi gli altri cittadini e desistettero dall’attacco. Barletta fu salva e si fece gran festa con il gigante che tornò da eroe sul suo piedistallo.