Una pista ciclabile lunga più di un chilometro, un anfiteatro, strutture destinate ad uffici comunali, 560 pannelli fotovoltaici, che produrranno 150 mila kilowatt all’anno, di cui 30 mila per illuminare il parco. Tutto bello, tutto imponente. Ma quando sarà possibile fruirne? E qui casca il pero, o meglio l’albero, uno dei simboli dell’erigendo Parco dell’Umanità, che ormai da un anno e mezzo attende di poter essere consegnato alla cittadinanza barlettana. Siamo a Barletta, in piena zona 167, tra palazzi di recente costruzione, strade in attesa del completamento degli oneri di urbanizzazione primaria (illuminazione, fognatura e viabilità) e l’annosa problematiche rappresentata dalle cooperative.

Visto dall’alto, il Parco dell’Umanità suona come una rivoluzione verde in un quartiere denso di cemento, in cui costruzioni affollate e ravvicinate hanno “conquistato” in passato anche copertine nazionali come esempio di edlizia da censurare. L’estensione originale, pari a 10mila metri quadri-per un progetto costato alla città di Barletta circa  2 milioni  di euro,  a cui sommare  un cofinanziamento  regionale di  2.262.037 mila euro stanziato  dai  fondi regionali  messi a disposizione per i Piani di Sviluppo Urbani/ città medio/grandi-è stata ridotta a 3500 mq,  oltre a un ettaro attualmente “in dote” al vicino campo Rom (ma questa è un’altra storia). Peccato che zoomando tra un alberello in crescita e un raro passante, la prospettiva complessiva racconti di un’asse pedonale attrezzato la cui consegna originaria era prevista a novembre 2014: data poi spostata ad agosto del 2015, e infine procrastinata a settembre.

Ad oggi la zona di umano ha avuto ben poco, mentre disumani sono rimasti i tempi di attesa. Quando saranno ultimati i lavori? Le bocche sono cucite, chiuse, come i cancelli che limitano il confine tra il parco…e l’umanità.
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