Sono quattro gli avvisi di garanzia notificati a cinque mesi di distanza dal sequestro della discarica abusiva scoperta sotto l’Orto Botanico comunale di viale Marconi, a Barletta. Le informazioni, che si trasformeranno in rinvii a giudizio, sono: il dirigente comunale Sebastiano Longano (66 anni); il  collaudatore delle opere Francesco Cognetti (59); il responsabile di procedimento Francesco Di Corato (60) e Giovanni Palmitessa (51), legale rappresentante della ditta Pama costruzioni.

Nel dettaglio, è stato accertato come i quattro indagati abbiano eseguito, sfruttando le rispettive qualità di responsabile del procedimento amministrativo, di collaudatore e di materiale esecutore dell’appalto aggiudicato, il compimento dei relativi lavori, in violazione di quanto previsto nel capitolato ordinario e speciale, falsificando gli atti e la documentazione a suffragio e realizzando un impianto botanico difforme da quanto definito nella progettazione finanziata dalla Regione Puglia e dal Comune di Barletta, tra l’altro, per un valore nettamente inferiore alla spesa documentata per la sua esecuzione (opere edilizie mai realizzate, utilizzo di terreno non sterile, impianto di ulivi non secolari). I reati contestati a vario titolo ai quattro sono: di truffa aggravata e frode nelle pubbliche forniture per aver eseguito lavori difformi rispetto al progetto, con l’impianto di specie arboree diverse da quelle richieste dal capitolato; occultamento di rifiuti pericolosi (che avrebbero essere dovuti smaltiti in discarica); falso ideologico e abuso d’ufficio.

 

L’Orto Botanico era stato posto sotto sequestro il 4 marzo, unitamente a 27 appartamenti, 17 terreni, 7 automobili, 30 conti correnti e quote societarie per un  valore complessivo di circa 10 milioni di euro. L’inchiesta avevaa inoltre accertato che nel corso dei lavori sono stati occultati nel suolo sottostante all’impianto dei vegetali, materiale edilizio e rifiuti speciali pericolosi, che dovevano essere smaltiti e rimossi, operazioni per le quali era stata richiesta ed accordata una variante di spesa, interamente riscossa, senza tuttavia realizzare alcuna bonifica del sito e il conseguente smaltimento degli scarti inquinanti (piombo, cadmio, cromo esavalente, zinco), tanto per le piante, quanto per l’area sottostante e la falda acquifera.