A cura di Stefania Ricatti

 

Famiglia, scuola, piccole battaglie quotidiane nella vita di una giovane italiana di seconda generazione, tra cui la lotta per integrarsi nel tessuto sociale della sua città senza perdere la propria identità. Questi sono alcuni degli elementi di “Mi chiamo Sabrine”, un libro nato dall’incontro tra la giovanissima autrice Sabrine Aouni e lo scrittore e etnologo Leonardo Palmisano, Presidente del consiglio d’amministrazione di “Radici Future”, una casa editrice barese i cui interessi spaziano in attività multiculturali. «Ci siamo conosciuti a una presentazione di un suo libro e siamo rimasti in contatto. Poi mi ha proposto di scrivere questo libro, che è un’autobiografia scritta sotto forma di intervista a me stessa, e ho accettato» ci spiega Sabrine.

Sabrine è nata in Italia da genitori tunisini, vivendo sulla sua pelle l’incontro di due culture diverse, che tuttavia presentano in alcuni aspetti numerose analogie. Nel suo libro racconta la difficoltà di crescere in un ambiente spesso e volentieri ancora bigotto, le dure esperienze che hanno dato un taglio amaro alla sua vita, ma soprattutto la fierezza, l’orgoglio e forse anche un po’ di ostinazione nel non voler rinunciare alle proprie radici, che hanno prevalso, insieme alla capacità di reagire con un sorriso di fronte alle difficoltà e all’ignoranza.

Della Tunisia parla con molta passione: la descrive come un paese eterogeneo, multiculturale e crea con le parole immagini vivaci dalle mille sfumature. È un «diamante ancora grezzo che bisogna levigare», affetto dai suoi problemi, tra cui una democrazia ancora un via di sviluppo, una società dominata da un maschilismo imperante e una gioventù che sogna di fuggire, e che ha bisogno di un’infusione di coraggio. Problemi che dopotutto caratterizzano anche l’Italia, e rappresentano solo alcuni dei punti di contatto tra i due Paesi.

copertina libro

Le chiedo a chi vorrebbe indirizzare il suo libro, e risponde con coraggio che vorrebbe trasmettere un messaggio ai giovani, che muovono i primi passi in questa società ricca di contraddizioni, ai politici, soprattutto a quelli che cercano di ostacolare una cultura dell’integrazione e a quelli che propongono disegni di legge fallimentari che peggiorano la situazione; e infine ai ragazzi di seconda generazione che vivono la sua stessa esperienza, per aiutarli a vivere la cultura italiana senza perdere la propria identità. «Sono fermamente convinta che sia possibile trovare un modo per convergere piuttosto che divergere, che si possa costruire un’unità nell’interculturalità. Vorrei che il mio libro aiutasse ad aprire nuovi orizzonti nelle menti dei lettori, che inviti a guardare il proprio vicino con uno sguardo più umano».

È possibile acquistare “Mi chiamo Sabrine” presso il Punto Einaudi a Barletta in corso Garibaldi, 129, dove l’autrice dà appuntamento al 2 ottobre per la prima presentazione del suo libro.