«Anche solo a stare alla dura e asettica legge dei numeri, alle scorse amministrative del 2013 il Partito Democratico di Barletta ha visto tra i suoi 10.500 voti ben 4.700 preferenze per i candidati non eletti, senza contare i voti di lista, e fatta salva la doppia preferenza consentita agli elettori – lo scrivono in una nota diversi iscritti, militanti, dirigenti e simpatizzanti del Partito Democratico di Barletta (Angela Doronzo, Bruno Lattanzio, Cinzia ­Dicorato, Cosimo Delvecchio, Emanuele Do­ronzo, Enzo Cascella, Francesco Francavi­lla, Franco Fucci, Giovanni Damato, Giul­iana Damato, Giuseppe Bufo, Giuseppe Pes­chechera, Luca Lacerenza, Luigi Terrone,­ Mimì Crescente, Pietro Grippo, Raffaell­a Porreca Salerno, Ruggiero Crudele, Ste­fano Chiarello, Teodoro Centaro) – E ancora nel referendum costituzionale di quindici giorni fa, sono stati quasi 16mila i cittadini che hanno scelto la Riforma, ben oltre gli 11mila delle Europee 2014, dopo due mesi di costante e capillare presenza in città con decine di iniziative tra “tavolini” e dibattiti, con parlamentari, sottosegretari ed europarlamentari PD, a cui consiglieri e assessori comunali non hanno trovato il tempo, manco per caso, di partecipare e dire la loro.

Allora, senza presunzione alcuna di  scientificità o tantomeno di diritti di proprietà dei suffragi elettorali, c’è un altro PD barlettano, di popolo e militanti, che va oltre le baruffe e le pantomime del gruppo consiliare e di chi ancora oggi si arroga di rappresentarlo, a sei mesi dalla decadenza degli organi comunali (e provinciali) proprio a seguito del tentativo velleitario di sfiduciare l’Amministrazione senza che fossero stati coinvolti la base del Partito locale e gli organi statutari preposti. Nessuno può dirsi “padrone” dei propri voti di preferenza se quei voti si conseguono nell’ambito del Partito Democratico, non di una lista civica, né si può derogare all’impegno politico che il Partito chiama ad assolvere. Già prima del mancato “rovesciamento” della scorsa estate, avevamo taciuto, per senso di responsabilità verso la città e il Partito, dell’autoreferenzialità di coloro che pretendevano fare e disfare, nel chiuso dei loro caminetti, secondo il proprio “io” e un sentimento di superiorità verso militanti e simpatizzanti sempre tenuti a debita distanza, quasi irrisi, sino alla farsa del rilancio amministrativo dello scorso febbraio con la conquista di posizioni in Giunta comunale, ovviamente senza tener conto di militanza e impegno, per poi decretarne la fine tre mesi dopo. Abbiamo sbagliato, evidentemente, a lasciar precipitare le cose sino allo stato attuale, ma oggi ci siamo ancora, come alle scorse elezioni amministrative, e invitiamo, con passione e responsabilità, il Sindaco e il Gruppo Consiliare a fermarsi, a confrontarsi con il “corpo” del Partito Democratico, mettendo da parte antipatie e personalismi, con il solo precipuo obiettivo di fermare la deriva e rimettere il Partito Democratico al centro dell’azione politica con il ruolo che gli compete per il buon governo della nostra città».