A man poses with a magnifier in front of a Facebook logo on display in this illustration taken in Sarajevo, Bosnia and Herzegovina, December 16, 2015. REUTERS/Dado Ruvic/Illustration/File Photo GLOBAL BUSINESS WEEK AHEAD PACKAGE - SEARCH "BUSINESS WEEK AHEAD JULY 25" FOR ALL IMAGES - RTSJGEL

«Domani (oggi, ndr) 11 gennaio, le scuole nella nostra città saranno regolarmente aperte.  L’immagine pubblicata sotto è un falso che sta girando su Facebook e WhatsApp.  Ai burloni che si divertono a prendere in giro la gente dico: impiegate il vostro tempo a studiare e non a fare gli “speranzuoli”. STUDIATE…!!!». E’ stato sufficiente un imperativo, scritto in coda a quello che era a tutti gli effetti un’informazione di servizio, pubblicata su un profilo privato del social network più noto al mondo, per generare la reazione di un’intera generazione di barlettani: gli studenti, coloro i quali hanno atteso con ansia che il pomeriggio fornisse novità circa la possibilità o meno di sedere sui banchi di scuola questa mattina, confidando in una mano dal nevischio caduto sui cieli della Città della Disfida per buona parte della giornata di ieri. Il “mandante” dell’imperativo non era però una voce qualunque, ma quella dell’assessore comunale ai servizi sociali Marcello Lanotte: il post è diventato ben presto oggetto di discordia. E, si sa, nella giungla dei social ogni affermazione diventa un ghiotto boccone lanciato in pasto ai leoni da tastiera, quella minima ma pedante percentuale di utenti che confonde i propri pc con un covo dove rifugiare le proprie ansie, la propria rabbia e spesso la propria maleducazione.

CANTIERI DI CITTADINANZA_LANOTTE

Le reti sono molto utili, danno servizi molto piacevoli, però possono diventare una trappola. Così, accanto a tante educate richieste di spiegazioni giunte tra gli oltre 2500 (!) commenti maturati a margine del post, si sono affiancate offese, minacce, improperi in dialetto e becere considerazioni: dal “so dove esci la sera e ti vengo a prendere” all’invito a dirigersi verso la propria parte posteriore, l’assessore-che si è fatto però trascinare nell’arena replicando in dialetto a uno studente-ha testato in prima persona quella che Zygmunt Bauman, il sociologo polacco scomparso pochi giorni fa all’età di 91 anni, definiva “zone di comfort”, dove l’unico suono che coloro che li usano sentono è l’eco della propria voce, dove tutto quello che vedono sono i riflessi del proprio volto. “La gente si sente un po’ meglio, perché la solitudine è la grande minaccia in questi tempi di individualizzazione” spiegava Bauman: chissà quanti degli studenti che si sono lanciati in un “J’accuse” senza mezzi termini all’indirizzo dell’amministrazione comunale l’hanno studiato, o letto almeno per caso. Non sono queste però le pagine per discuterne. Occorrerebbe un trattato sul tema, con tanti capitoli che discolperebbero gli studenti.

Torniamo a noi. Torniamo a Barletta. A quei Robespierre armati di computer o smartphone.“Pretesti, si tratta di una minima percentuale” potrebbe obiettare qualcuno durante la lettura. Legittimo. Ma perché ignorarla? Esiste, quindi se ne parla. E se ne tratta. Senza correre indietro con la mente a tanti anni fa, anche il sottoscritto-diplomato nel 2007-mai avrebbe pensato di offendere così apertamente uno sconosciuto (perché molti degli utenti non conoscono di persona Lanotte o il sindaco Cascella, anch’egli nel mirino dei leoni da tastiera) per uno “sgarbo”, quale il ritorno a scuola è stato vissuto da alcuni. E non per reticenza, ma per educazione, quella che nel detto post è stata spesso messa nel dimenticatoio. Sarebbe troppo facile addossare alle evidenti carenze della politica le ragioni di questi sfoghi. A preoccupare è la capacità di vomitare odio ed eliminare filtri del web: ci si sente autorizzati ad oltrepassare limiti che face-to-face non ci sogneremmo di percorrere, ad annullare le distanze e al tempo stesso il rispetto. La complessità spesso non e un’esperienza piacevole e costringe a uno sforzo. Internet è il contrario: ti permette di non vedere e non incontrare chiunque sia diverso da te. Quando accade, qualcuno-specialmente se non “guidato” adeguatamente-può mostrare tutti i suoi limiti: e far vergognare i suoi concittadini, e forse anche i suoi genitori, perlomeno correi di questi gesti. Che gli insegneranno che i diritti si fanno valere sul campo, senza volgarità e maleducazione: cari studenti, quando oggi tornerete sui banchi, se il riscaldamento dovesse essere spento, alzatevi dalle sedie e allora sì, che tutti compatti potrete dire “no” alle lezioni e reagire. Con una educata lettera di protesta. Che non vi farà guadagnare facili “like”ma forse un domani vi tornerà più utile.

N.B. Non si faccia passare questo pensiero come una difesa dell’operato di Palazzo di Città, spesso-quando necessario-“punzecchiato” su queste colonne. Si parla di un episodio, un sintomo: e come tale lo trattiamo. Qui ed ora.