La musicoterapia è l’uso della musica e/o dei suoi elementi (suono, ritmo, melodia e armonia) per opera di un musicoterapeuta qualificato, al fine di facilitare e promuovere la comunicazione, le relazioni, l’apprendimento, la mobilizzazione, l’espressione l’organizzazione ed altri obiettivi terapeutici, con lo scopo di assolvere i bisogni fisici, emotivi, mentali, sociali e cognitivi. Il barlettano Giuseppe Riefolo, laureato in Canto e musica Jazz, ha conseguito il diploma di Musicoterapia presso una scuola di formazione triennale, per poi conseguire il diploma di perfezionamento post-laurea in Musica e musicoterapia in ambito neurologico presso l’università di Ferrara. Svolge la sua professione nel territorio del nord-barese, impegnandosi in associazioni di promozione sociale, istituti scolastici, centri diurni, e presso la Scuola di Musica “Production Asa” di Bisceglie.
In un’intervista rilasciata alla nostra testata, ci ha spiegato i dettagli di questo tipo di terapia nelle sue varie sfaccettature e i benefici che apporta nei suoi ambiti di applicazione. «La musicoterapia lavora in diversi ambiti applicativi: terapeutico-relazionale, riabilitativo e preventivo/educativo. Non va confusa con la didattica poiché non è un percorso di alfabetizzazione musicale, ma una disciplina che utilizza la musica, o più genericamente il suono, al fine di raggiungere un obiettivo ben preciso. In ambito terapeutico si lavora sulla relazione e sulla comunicazione non-verbale tra utente e terapeuta e si utilizza spesso anche per trattare bambini e adulti con bisogni speciali. In alcune patologie, come ad esempio l’autismo, si utilizza l’elemento sonoro-musicale per veicolare il proprio stato emotivo. Il ruolo del terapeuta, in questo caso, è proprio quello di accogliere l’espressione musicale promuovendola in tutte le sue forme, mentre il risultato di un’esecuzione musicale non è soggetta a valutazione secondo i canoni estetici. In ambito riabilitativo invece si lavora sul recupero o sul mantenimento di funzioni cognitive o motorie. Attualmente sono impegnato con alcuni ragazzi in stato di minima coscienza in seguito a grave trauma cerebrale. La musica, nel loro caso, diventa un catalizzatore dei processi mentali poiché essa stessa coinvolge la sfera mnemonica, affettiva, emotiva e motoria. In ambito educativo/preventivo invece, mi piace parlare di laboratori di musicoterapia. In questi contesti, nei quali solitamente si formano gruppi di dieci partecipanti o poco più, la produzione musicale, il canto e l’ascolto giocano un ruolo veramente importante. Ci sono alcune patologie in questo ultimo periodo che richiedono maggiore attenzione e sto parlando dell’ADHD e dei disturbi specifici dell’apprendimento (DSA). La musicoterapia rispetto all’ADHD può essere utile per lavorare sui tempi di attenzione, sul rispetto degli spazi altrui e sulla riduzione del senso di frustrazione. Nel caso dei DSA, è stato dimostrato come la musicoterapia sia in grado di potenziare meccanismi neurali importanti anche per il linguaggio, che, nelle persone dislessiche, ad esempio, può presentare qualche atipicità».
Nei suoi laboratori Giuseppe usa spesso le arti grafiche, come propedeutiche alla musicoterapia. «È entusiasmante osservare come l’arte possa ispirare l’arte.- ha affermato- Un ascolto musicale si tramuta in un disegno, in un colore. Il laboratorio diventa un luogo multisensoriale dove diventa facile avventurarsi in esperienze sinestetiche. Attualmente Riefolo è impegnato in un progetto chiamato “La Stanza della Musicoterapia”, una stanza pensata appositamente per le sedute individuali o di gruppo, nata in collaborazione con la scuola di musica “Production ASA” di Bisceglie. «Con loro collaboro già da tre anni e nell’ultimo anno abbiamo deciso di investire maggiormente in questo ambito, ossia quello dei bisogni speciali, per dare la possibilità a chiunque di avvicinarsi alla musica senza per forza intraprendere studi accademici. Non a caso il mio motto è: la musica è di tutti e per tutti».