Sta iniziando la bella stagione, le festività pasquali sono tra pochi giorni, ma la questione ‘Dehhors’ dei locali pubblici, apertasi già diversi mesi fa, non ha ancora trovato una soluzione. Proprio qualche giorno fa abbiamo assistito alla manifestazione di protesta degli esercenti e delle associazioni di categoria per sollecitare l’Amministrazione comunale a risolvere presto, in pratica portando in Consiglio comunale la proposta di Regolamento per essere aggiornata. Naturalmente, come già si è detto, la questione dell’occupazione del suolo pubblico è solo la punta dell’iceberg: più sono le problematiche poste dai locali, soprattutto del centro storico. Per comprendere meglio, abbiamo incontrato l’assessore alle Politiche per la Sicurezza e Polizia Municipale, Michele Lasala. Ci ha parlato innanzitutto di una questione molto complessa che sta riguardando nel contempo anche le città di Andria e soprattutto di Trani, dove il tema è ancora più complesso visto che già nel 2007 abbiamo avuto il pronunciamento della Magistratura riguardo ai banconi esterni dei locali. «L’anno scorso la Polizia Municipale si è occupata principalmente dei controlli relativi al pagamento della tassa di occupazione sul suolo pubblico, quest’anno ci siamo dovuti concentrare sulla conformità di questi dehors alle norme, che anche a livello nazionale chiariscono che si tratta di occupazione temporanea e non permanente. Questo regolamento varia a seconda delle zone di applicazione: nel centro storico non si possono usare i gazebo, in altri quartieri si. Il grosso del problema è sorto dopo la segnalazione all’Amministrazione da parte della Soprintendenza, ente regionale del Ministero dei Beni Culturali, che ha effettuato vari controlli in zona con tanto di fotografie, rilevando le difformità della sistemazione di alcuni locali nei confronti dell’importanza culturale e turistica del territorio circostante. Questo ci ha spinti ad un’azione di controllo ancora più incisiva. Ma la volontà dell’Amministrazione Comunale è quella di voler andare incontro allo sviluppo del settore, che certamente favorisce lo sviluppo delle politiche dell’accoglienza e del turismo».17837824_10211079402874400_1551698693_o

Quindi, qual è la parola d’ordine?

«La parola d’ordine deve essere chiaramente “equilibrio”, tra i soggetti coinvolti cioè gli esercenti proprietari dei locali che hanno investito per il rilancio della città, ma anche con i residenti che hanno il sacrosanto diritto di vivere la propria tranquillità e di godere appieno degli spazi urbani dove anche loro hanno investito acquistando una casa. Il turismo in città ha ricevuto negli ultimi anni un incremento esponenziale, soprattutto di quello culturale: perciò la macchina dell’accoglienza deve funzionare e i locali di conseguenza incrementano i loro introiti. Non dimentichiamo anche che abbiamo importanti eccellenze anche tra gli stessi gestori dei locali: questi devono svilupparsi, anche per la qualità che offrono all’accoglienza del territorio, ma sempre nel rispetto delle regole».

Su 46 istanze di rinnovo delle autorizzazioni, 40 sono state già definite con il rilascio del relativo titolo, e, bisogna ricordarlo come un ulteriore elemento di riflessione, sono state già presentate 21 domande di autorizzazioni in più rispetto a quelle dello scorso anno. Perché dopo quattro mesi dalla richiesta degli esercenti di modifica del Regolamento, il Consiglio comunale ancora non si è espresso, se vogliamo, togliendo la “patata bollente” dalle mani dell’Amministrazione?

«Il Consiglio comunale è l’organo sovrano rispetto alle proposte della Giunta, perciò esso dovrà assumersi le responsabilità di cambiare, in parte o completamente il Regolamento attuale, ma finora non è stato calendarizzato poiché fino ad oggi non sono arrivate ancora le osservazioni da parte delle associazioni di categoria così come previsto dalla legge, che solo in queste ore vengono avanzate ufficialmente. Permane la superiorità formale della Soprintendenza rispetto al Consiglio comunale, per cui potrà replicare alle modifiche addotte se queste non rispettassero i giusti parametri. Perciò l’Assemblea comunale dovrà decidere anche in base alle norme prescritte da questa»

Nelle richieste delle associazioni di categoria da inserire nell’eventuale aggiornamento, c’è la regolamentazione riguardo la somministrazione di bevande nei banconi esterni ai locali.

«Diciamo innanzitutto che la modalità dei banconi esterni non è proprio prevista dal vigente Regolamento, poi se dovesse essere inserito come aggiornamento bisognerà sempre tener presente la volontà di salvaguardia della Soprintendenza, che potrà esprimersi comunque».

E riguardo all’orario consentito per la musica all’aperto, valutando anche i permessi per i lidi, questione che l’anno passato ha creato non poche polemiche, soprattutto tra i giovani.

«Per poter offrire musica, locali e lidi hanno bisogno di una particolare licenza, la licenza di pubblico spettacolo, per ottenere questa bisogna rispettare determinati parametri e regole puntuali; aggiungo anche che sono pochi i lidi che si sono dotati per tempo di tale licenza. Nonostante questo, l’anno scorso l’Amministrazione comunale è intervenuta con un’ordinanza sindacale consentendo ai lidi di far musica fino alle due di notte. Credo che quest’anno replicheremo, ma posso garantire che esistono tantissime segnalazioni e lamentele da parte dei cittadini residenti nelle zone prospicienti la litoranea per disturbo della quiete pubblica, causato proprio dalla musica dei locali. Per questo ci muoviamo sempre nell’ottica dell’equilibrio tra la volontà delle attività commerciali di continuare a suonare più a lungo possibile, la voglia di molti giovani di far tardi l’estate divertendosi, ma anche con le necessità dei cittadini-residenti».