Così imponente, così ignorato. Il destino del fortino del Paraticchio, muro difensore a presidio del litorale di ponente dedicato a Pietro Mennea, a Barletta, sembra essere questo: le mura che costituiscono l’antico strumento difensivo della città edificate dai Normanni, che occuparono il territorio barlettano tra l’XI ed il XII secolo, oggi altro non sono che un agglomerato di sterpaglie, deiezioni canine, siringhe e suppellettili fuori uso.

Camminare per credere (con attenzione, il topo vagante è sempre dietro l’angolo). E si scoprirà che oltre agli innamorati dell’ultim’ora che “ben pensano” di dichiararsi -dichiarando al tempo stesso la propria ignoranza-sulle mura di cinta del Paraticchio, c’è tanto altro per cui indignarsi. I cespugli altro non sono che un’alcova di bottiglie di birra, vecchie sedie abbandonate, cuscini e materassi. Finanche un passeggino, gettato con noncuranza per il bene comune, fa capolino in questa skyline d’inciviltà. Un vero e proprio immondezzaio a cielo aperto. Indignarsi per una scritta è giusto, ma anche semplice. Scavare a fondo nei limiti di pochi ma rumorosi incivili, meno. Nel mezzo, rimbalza l’eco degli appelli cittadini caduti nel vuoto, finalizzati a riqualificare l’area. Benvenuti al Paraticchio, la No Man’s Land tutta barlettana.