Un ospite d’eccezione per i “Dialoghi di Trani” che hanno fatto tappa anche a Barletta nella giornata di sabato 22 settembre. Nella “Sala Rossa” del Castello Svevo di Barletta è infatti intervenuto il noto magistrato Gian Carlo Caselli,che ha trattato il tema de “Legalità come fondamento dell’impegno civile”.

Dopo aver vinto il concorso in magistratura nel 1967, Caselli è stato destinato al Tribunale di Torino, dove, dalla metà degli anni 70’ agli anni 80’, si è occupato di reati di terrorismo riguardanti le organizzazioni delle Brigate Rosse e di Prima Linea. Successivamente, ha iniziato il suo percorso a Palermo, ricoprendo il ruolo di Procuratore della Repubblica presso il capoluogo siciliano dal 1993 al 1999. Proprio in questa esperienza lavorativa, Caselli ha ottenuto risultati di rilievo come gli arresti dei boss Bagarella, Spatuzza e Giovanni Brusca, tutti vicini al clan dei corleonesi. «Un vero e proprio simbolo per la lotta alla mafia- ha sottolineato il sindaco di Barletta Cosimo Cannito in conferenza – mi auguro che le nuove generazioni possano prendere esempio da un profilo importante come quello del dottor Caselli». A seguire l’intervento della senatrice Assuntela Messina, che ha rimarcato il lavoro svolto dal giudice.

Nel suo intervento Caselli ha sottolineato la grande difficoltà nel «parlare di legalità in Italia al giorno d’oggi, non solo per processi spesso non egualitari, ma anche per i lunghi tempi della burocrazia italiana, che tarda ad emanare sentenze».  Al centro del discorso del giudice, il rapporto tra i ragazzi e la legalità. «Un patto infranto troppo spesso, con il desiderio dei giovani che porta molto spesso ad infrangere le regole, creando una “scuola di illegalità”, spesso approvata dalla pubblicità in televisione». La chiosa finale, è coincisa con le domande che gli studenti presenti(iscritti al Liceo Classico Casardi, ndr) hanno rivolto a Caselli in una “Sala Rossa” gremita in ogni ordine di posto. “Legalità come fondamento dell’impegno civile”: questo il messaggio che la presenza di Caselli a Barletta lascia in eredità.

A cura di Giacomo Colaprice