La guardia di finanza ha notificato 53 avvisi di conclusione delle indagini ad altrettanti imprenditori e titolari di societa’ fittizie di Barletta, ma anche di altre zone d’Italia, accusati – a vario titolo – di aver emesso fatture per operazioni inesistenti, riciclaggio dei proventi di questa attivita’ illecita, indebita compensazione di imposte, occultamento o distruzione di scritture contabili, omessa dichiarazione. In buona sostanza, le societa’ fittizie, prive di operativita’, venivano utilizzate esclusivamente per simulare operazioni commerciali in realta’ inesistenti, cosi’ da far risultare in contabilita’ costi non veritieri e, quindi, abbattere i ricavi. Sono le conclusioni cui e’ giunta la pm della Procura di Trani, Silvia Curione, che ha ereditato un fascicolo di cui in passato era titolare l’ex collega Antonio Savasta, attualmente a processo a Lecce per corruzione in atti giudiziari. Nel ‘nuovo’ fascicolo si contesta l’esistenza di due distinte associazioni a delinquere, finalizzate all’emissione di fatture per operazioni inesistenti e altri reati, delle quali avrebbero fatto parte complessivamente 21 dei 53 indagati.

In dettaglio, il barlettano Antonio Magliocca e il messinese Giovanni Laudini sono accusati di essere a capo di una delle due associazioni a delinquere e di aver amministrato tre diverse societa’ utilizzate come ‘cartiere’, per emettere fatture per operazioni inesistenti al fine di avvantaggiare sette societa’ nazionali che potevano cosi’ beneficiare dell’evasione d’imposta realizzate dalle prime, nonche’ dell’indebito credito d’imposta generato dall’annotazione delle fatture inesistenti. Tra i componenti di questa associazione a delinquere anche un commercialista canosino, che “coadiuvava” i due capi – sostiene ancora la Procura – nella gestione delle imprese stesse. L’altra associazione a delinquere era invece promossa, organizzata, costituita e diretta dal barlettano Dario Dimonte, attraverso – sostiene ancora la Procura di TRANI negli avvisi di conclusione delle indagini – la creazione o gestione, in forma diretta o occulta, di cinque societa’ tutte di costruzioni edili, nella gestione delle quali venivano compiuti i reati di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti, omessa presentazione di dichiarazioni fiscali, occultamento di scritture contabili. Alcune di queste societa’ emettevano fatture false utilizzate anche da aziende toscane riferibili all’imprenditore (barlettano d’origine) Luigi Dagostino, noto come ‘re degli outlet di lusso’, cosi’ come emerge dagli atti dell’inchiesta leccese che coinvolge, tra gli altri, sia quest’ultimo sia l’ex pm Savasta.