“Pietro Mennea fra realtà e nostalgia a sette anni dal suo ultimo traguardo. In questi giorni scanditi dall’emergenza coronavirus, in una Barletta frastornata e spesso distratta da manipolazioni alla propria identità come il caso della mascherina apposta ad Eraclio, può ancora insegnare che la vita va vissuta fino in fondo se ci metti grinta, determinazione, spirito di sacrificio, metodo e rispetto delle regole…

Come un diario, Pietro ha lasciato tracce nei libri autobiografici, scritti quasi che si fidasse solo di se stesso per raccontare in prima persona Mennea prima ancora che diventasse “la Freccia del Sud”. Come pure ci sono altri segnali dalla notizia alla leggenda. Io, classe 1954, l’ho conosciuto da studente (e futuro ragioniere) all’istituto tecnico Cassandro, fra il ’68 ed il ’73. Abbiamo avuto il prof. Alberto Autorino come insegnante di educazione fisica: epoca in cui Pietro, classe 1952, vinceva i campionati studenteschi provinciali di corsa campestre anche con una scarpa sola. Come ricorderà poi: “L’altra la persi nel fango, ma il prof mi fece segno di andare avanti, e così vinsi la mia prima medaglia…” La Rai gli ha dedicato oltre due ore di trasmissione in quel “Dedicato a…” rimandato in onda giusto due giorni fa su RaiSport per le nostre ore di #IoRestoACasa. Abbiamo rivisto il servizio di Alfredo Pigna per la Domenica Sportiva del 23 aprile 1972 (Il Personaggio della settimana, realizzato qualche mese prima delle Olimpiadi di Monaco dove avrebbe conquistato il bronzo sui 200 metri), col suo allenatore Avis Franco Mascolo ed il campione di marcia Cosimino Puttilli… Medaglie e trofei conservati nell’armadio a vetri vicino alla presidenza della stessa scuola, oggi al Polivalente. Di questo, e di tanto altro ancora, parlo spesso con Elvira ed Angelo, i figli di Alberto Autorino, quell’uomo distinto dall’aria di gran signore che abbandonò la carriera di avvocato per insegnare ginnastica a scuola.

Il Cassandro aveva da poco cambiato casa, passando dalla storica sede di viale Marconi al nuovo plesso di via Mascagni (oggi sede del Garrone): gran bella scuola, ricca di aule specialistiche, perfino di televisori uno in quasi ogni aula e di laboratori. Ma senza palestre. Quelle vennero dopo altre contestazioni e proteste, anche nella scia dei successi di Mennea, alfiere dell’impiantistica sportiva tutta pionieristica. Pietro proveniva dagli allenamenti con il prof. Autorino sulla vecchia pista tuttora visibile (per miracolo) dal cancello di viale Marconi, dove oggi ha sede la scuola media Manzoni. E si ritrovò a fare gli allenamenti salendo e scendendo le scale dei cinque piani del nuovo istituto. E diventare così l’uomo più veloce del mondo…

Erano gli anni della contestazione studentesca, delle occupazioni, della bomba di Piazza Fontana a Milano, di gente giovane con tutta una vita davanti. Ed anche di tale Pasquale Cascella (eletto sindaco dopo l’esperienza al Quirinale con Giorgio Napolitano) futuro ragioniere ma già direttore del giornalino d’istituto, Il Periscopio. Correva esattamente l’anno scolastico 1969-70: nella tipografia Rizzi & Del Re impaginò di spalla in seconda pagina questo pezzo su due colonne, foto della premiazione con bacio di Autorino a Mennea: “E’ con intimo compiacimento che siamo venuti a conoscenza degli strepitosi successi sportivi di Pietro Mennea della IV A Comm., un giovane atleta che si sta imponendo in questi ultimi tempi, grazie alla sua grande passione per l’atletica e all’assiduo ed intelligente apporto dei tecnici sportivi, sia della scuola che del gruppo AVIS”. Segue un già nutrito curriculum, dove la parola “primatista” spicca su tutte le altre. Ed un titolo profetico: “Mennea sprinter di domani”.

Tempo dopo, in uno dei suoi primi libri, scrive Pietro: “A casa avevo solo il tempo di mangiare un boccone, poi inforcavo una bicicletta grigio metallizzato da donna (l’unica disponibile in famiglia), mi caricavo la borsa a tracolla e andavo agli allenamenti. I frutti di quel duro lavoro non tardarono perché quando arrivò il tempo delle prime gare cominciai a vincere senza grandi difficoltà puntando direttamente alla fase nazionale. Io però ero al primo anno di studi in quella scuola e perciò se avessi vinto il titolo, non avrei più potuto partecipare. Il professor Autorino era un avvocato che aveva deciso di lasciare la professione per dedicarsi interamente alla scuola, ed è a lui che devo il mio futuro da velocista. Tutti gli altri sono venuti dopo, molto dopo. Chiesi al mio allenatore: “Professore, che devo fare? Cerco di vincere o rimandiamo il tutto al prossimo anno, con più esperienza e quindi con la possibilità di una prestazione migliore?” Lui mi guardò dritto negli occhi come faceva sempre e mi disse calmo con la sua cadenza partenopea: “Pierì, tu corri e intanto continua a studiare. Il resto verrà da sé…”.

Tutto qui il nostro vero Pietro Mennea, signori”.