I lavori per la rinascita del Trabucco sul molo, “braccio”, di Levante a Barletta, sono terminati ormai dal dicembre 2019; il manufatto ligneo, simbolo delle forte legame storico tra la città e il suo mare soprattutto attraverso la pesca, attende di poter essere fruito ed ammirato. Abbiamo incontrato Giuseppe Gammarota, già assessore della giunta Cascella, che diede il via al progetto, oggi presidente della Lega navale di Barletta.

“Museo diffuso del mare”, progetto che risale a qualche tempo fa e per cui, come assessore, si impegnò personalmente: come lasciò il progetto?

«Il progetto l’ho lasciato come una sorta di opera incompiuta. L’unica opera realizzata, che fa parte però di un progetto più articolato, è la (ri)costruzione del Trabucco. Il progetto a più ampio respiro prevede un recupero, non solo strutturale ma anche sul piano della memoria e dell’identità, del rapporto che la comunità di Barletta ha con il mare. L’indirizzo progettuale suscitò dall’iniziativa, semplice ma efficace, di girare le panchine delle due litoranee, che precedentemente guardavano la strada, verso il mare. Si partiva dal presupposto che Barletta per molti anni il mare lo aveva tradito. La nostra comunità era purtroppo convinta che il nostro mare fosse qualcosa soltanto da sfruttare. Non dimentichiamoci i danni fatti a mare, non solo con la pesca intensiva e quindi le reti a strascico, ma anche con gli scarichi a mare e quindi l’inquinamento. Con assoluta indifferenza si è andati avanti così per molti anni. Finalmente si è scelto di recuperare. Ora ci sono tutte le condizioni, bisogna essere ottimisti.

Il rifacimento del Trabucco è solo una parte all’interno di un progetto, che si propone di mettere in evidenza gli unicum che noi abbiamo, insieme al Faro napoleonico, Porta Marina e altre testimonianze del genere».

Il primo passo è stato quello di rifare il Trabucco, operazione riuscitissima, il problema sta nel fatto che manca ancora un aspetto importante che è il rifacimento previsto del camminamento attrezzato.

«Manca ancora la possibilità di fruizione del luogo. Dei trabucchi di Puglia, il nostro è il più meridionale della costa, testimonianza dell’arte garganica. È l’ubicazione ad essere particolare: mentre quelli del Gargano sono ubicati sugli scogli, il nostro insiste su un braccio artificiale, quello che delimita il nostro Porto. Braccio che non è in concessione al Comune, ma all’Autorità Portuale. Da sempre, tuttavia, la nostra comunità frequenta il braccio nonostante il divieto, anche per fare i bagni d’estate. Probabilmente anche perché è l’unica scogliera della città. Tornando al progetto, il trabucco è la punta di un iceberg: in questo si potrebbero esporre tutte quelle testimonianze che servono a ricordare a cosa serviva il trabucco, quindi la pesca, le tradizioni dei ‘sardollini’ nel mese di maggio, quando numerosi gruppi di famiglie lo frequentavano. Una volta recuperato, il Comune deve allestire una sorta di esposizione museale delle arti marinare legate al monumentale attrezzo da pesca. L’Autorità Portuale, di contro, deve dare la possibilità di raggiungerlo in sicurezza; il che vuol dire che deve pavimentare tutto il braccio di Levante, almeno fino al Trabucco, illuminarlo ed eliminare la barriera, in modo che chi vuole passeggiare lo possa fare per poterne godere».

Nel maggio scorso (quindi oltre otto mesi fa) è stato siglato il Protocollo d’intesa fra il sindaco Cannito e Patroni Griffi per l’Autorità Portuale, impegnatasi con 600.000 € per renderlo possibile.

«Nel momento in cui si è insediata questa Amministrazione, più di due anni e mezzo fa, era già quasi tutto fatto, completato poi nello scorso maggio. Dopo non si è mosso più nulla, forse a causa dell’emergenza Covid-19. Credo che a maggior ragione, vista la necessità che tutti noi abbiamo di passeggiare, se riuscissimo ad avere questa opportunità entro la prossima primavera sarebbe un gran successo».

Le ultime notizie dicono che è ripartito il progetto perché hanno assunto nuovi tecnici al Comune

«Il desiderio dei cittadini è che il progetto sia portato a termine  quanto prima. Bisogna mettersi all’opera con una certa urgenza: riprendere i lavori e riaprire il cantiere potrebbe essere già un bel segnale che viene dato alla nostra comunità. Andarlo a pulire, togliere le erbacce, eliminare la cancellata e far vedere che si comincia a fare qualcosa».