“Questo virus che ci fa paura e che ci stimola a trovare la bellezza in quello che abbiamo e abbiamo avuto, conosciuto, vissuto, mi ha regalato un incontro col bambino che sono stato quando c’era la guerra e che, dopo due anni da sfollato, tornò a casa col vestito della festa e le scarpe nuove al posto degli zoccoletti, riportando nel suo mondo sconvolto giustizia e pace”.

Matteo Bonadies parla del suo nuovo libro con un filo di emozione. “Solo il cuore di un bambino” è un racconto autobiografico, edito da Rotas. “È la mia storia, dalla Seconda Guerra Mondiale ai giorni del Coronavirus – dice lo scrittore barlettano – Come già in Comunque e in ogni caso, la mia prima pubblicazione datata 1992, mi lascio andare a ricordi indelebili, entrati nella mente e nel cuore di un bimbo di cinque anni”.

“Parto dal 1943, sfollato insieme ai miei zii, nella Bassa Romagna, per cercare di fuggire dalla Guerra. Era forte convinzione di mio zio Peppino che il conflitto sarebbe avvenuto prima al Sud per poi raggiungere il Nord Italia. Non fu affatto così. Le cose andarono diversamente… Parto da lì – prosegue l’autore – perché considero quello che ci sta accadendo, con la stessa incertezza di quei giorni antichi, in cui io, piccolo Matteo, nel mio mondo, nonostante gli orrori dei bombardamenti, mi inventato nuove possibilità, circondato dall’affetto delle persone che mi volevano bene”.

Ricalzando idealmente i suoi zoccoletti Bonadies ha ripercorso a ritroso non solo la sua vita, ma la storia della nostra Italia che da un anno appare sospesa dalla pandemia che ha travolto l’intero pianeta.

“È un virus invisibile. Cattivo. E ci tiene in casa. Passerà alla storia come quei fatti di settantacinque anni prima, ma io non sono più il bambino di allora – sottolinea – Il Coronavirus uccide milioni di persone e non sai se e quando lo incontrerai. C’è in atto una pandemia, termine che finora affidava le nostre suggestioni e paure a un tempo lontano e non vissuto o le teneva a bada in posti del pianeta legati all’estrema povertà. Invece ha sfondato la porta delle nostre case. Una vera pandemia che uccide uomini e donne senza armi, senza bombe, senza carri armati, senza cecchini, senza allarmi dagli altoparlanti, senza confini”.

Bombardieri in arrivo, sganciano bombe, scappate!!! Risvegliando i ricordi Matteo Bonadies rammenta le corse nei rifugi, le persone morte per strada, i caccia, gli aerei più leggeri che volavano a bassa quota e scaricavano proiettili sui civili e contro le case, riducendo in un attimo i sacrifici di una vita a un cumulo di macerie.

Anche oggi ci sono morti ovunque e tra bollettini di guerra, ondate e varianti, narrando quanto verificatosi dai primi casi del virus, effettuando analisi e riflessioni sollecitate dal romanzo “La peste” di Camus, Bonadies plaude lo spirito di servizio di medici e personale sanitario che negli ospedali continuano a lavorare con grande abnegazione.

“Solo il cuore di un bambino” è il ventiduesimo libro dello scrittore, romanziere e produttore cinematografico barlettano, vincitore di diversi premi letterari nazionali e internazionali. Il suo ultimo lavoro non ha lasciato indifferente Gigi Marzullo. Lo scorso 13 febbraio su Rai 1 durante il suo programma “Milleeunlibro” è stata trasmessa un’intervista a Matteo Bonadies.
“L’inserimento del mio racconto in una rubrica che si occupa delle novità del panorama editoriale italiano mi ha reso particolarmente felice ed orgoglioso – conclude lo scrittore – Ringrazio Marzullo per la particolare sensibilità dimostrata nei miei confronti. Grazie a questo libro sono riuscito a vincere quel pudore di risvegliare i ricordi che, a volte, per non farci troppo male, non vogliamo scomodare”.