Proseguendo la carrellata dei candidati Sindaco a Barletta nelle prossime Elezioni amministrative del 12 giugno, abbiamo incontrato Carmine Doronzo, il candidato più giovane per Palazzo di Città, che pure ha alle spalle una “lunga” esperienza in Consiglio comunale e che si presenta con una “coalizione dell’alternativa”, il cosiddetto Terzo Polo, con Sinistra Italiana, Città Futura, #RESET, Coalizione Civica, Italia in Comune, Barletta Si Cura e Alternativa Riformista.

Il centrodestra unito con Cannito, il centrosinistra, ancora una volta, diviso fra lei e Scommegna, senza contare il M5S. Non crede che questo frazionamento dia ragione a chi non crede più nelle identità della politica?
«Penso che in questo momento storico nella città di Barletta non ci sia un frazionamento: c’è una parte politica che è rappresentata tanto da Cannito quanto dalla Scommegna e questa parte politica è di chi in tutti questi anni ha governato la città anche in modo apicale e che ha fallito. Dall’altra parte c’è la città vera, quella in carne ed ossa, quella che non si riconosce nella capacità camaleontica di Cannito di passare oggi a destra, domani a sinistra e viceversa; di governare con delle accozzaglie politiche; non si riconosce nel Partito Democratico di Barletta per mille ragioni che mi pare siano sotto gli occhi di tutti, basta leggere la cronaca politica della città. Oggi, trasversalmente, questa città reale, che voterà il 12 di giugno, io penso che si riverserà in massa verso la coalizione dell’alternativa, quella che io rappresento, con i valori progressisti, con i valori democratici, con le idee e gli ideali ai quali non rinuncio e non rinuncerò mai. Al tempo stesso, sono consapevole che questa coalizione oggi è pronta ad accogliere un consenso assolutamente trasversale dentro la città».

Avete fatto le Primarie, interne al cosiddetto Terzo Polo con altre forze politiche della città: ma in quattro anni non siete riusciti ad ipotizzare un’impostazione differente? Polo della “alternativa”, alternativa a cosa?
«Non è solo un fatto di riunire le varie unità in campo; sarebbe troppo riduttivo leggerla così quella cosa che è successa due domeniche fa, quando circa 3000 persone si sono riversate in massa fisicamente, volontariamente e lo sottolineo, nel dare il proprio contributo per la scelta del candidato sindaco della coalizione dell’alternativa. Quello che è successo è proprio la dimostrazione di ciò che in tutti questi anni abbiamo detto e cioè che eravamo stanchi di una politica cittadina che si decideva altrove, a Bari, a Roma, in quattro stanze al chiuso, in cui c’erano delle entità ‘oscure’ che potevano far vivere o morire le Amministrazioni, far andare avanti o meno dei determinati partiti politici, compreso il Partito Democratico. Noi, invece, abbiamo fatto un’operazione di trasparenza, un’operazione alla luce del sole, cioè abbiamo chiesto, non solo ai nostri elettori, ma a tutta la città di scegliere democraticamente chi al meglio potesse rappresentarli. Quando 3.000 persone vengono durante un ponte festivo (del 25 aprile) a votare per me, ma anche per Mazzola, sta a significare che queste persone vogliono veramente l’alternativa. Alternativa proprio a quel modo di fare politica, che è distante anni luce da quello che chiede la città. La città vuole freschezza, vuole innovazione, vuole novità anche nelle pratiche, nel metodo, non è un caso che i nostri programmi li discutiamo ormai da diversi anni con i cittadini, cioè li chiamiamo nelle nostre assemblee, li intervistiamo, stiamo lì attenti con l’orecchio teso a raccogliere i problemi e poi a studiare perché abbiamo chiaramente i nostri tecnici, abbiamo le persone che hanno le proprie competenze per trovare le soluzioni migliori che poi spero siano quelle che si trasformeranno appunto negli obiettivi di mandato di quando appunto riusciremo ad ottenere la guida della città e a governare Barletta».

I contenuti della sua candidatura appaiono chiari, visto che già nel 2018 ci ha provato. Allora le chiedo quali potrebbero essere le novità, visto che questa volta la base su cui si appoggia è un po’ più larga (in teoria anche chi ha appoggiato Mazzola alle Primarie…)?
«I nostri sostenitori vanno ben oltre Carmine Doronzo, vanno ben oltre Mazzola, vanno ben oltre le forze politiche che abbiamo raccolto nel nostro percorso. Oggi i nostri sostenitori li troviamo dappertutto nella nostra città, li troviamo in tutte le fasce sociali, in diverse fasce economiche. La novità, se vogliamo, è proprio quella di una coalizione molto più ampia, che non vede più soltanto una parte politica ma vede uno spettro molto più ampio del panorama politico cittadino e nazionale. Il tema che unisce i programmi di queste diverse liste, partiti e movimenti, che io oggi rappresento, è quello del lavoro. Tutti i problemi che riguardano Barletta, dai problemi ambientali alla cultura, alla pianificazione urbanistica della città, ai giovani, possono essere racchiusi sotto il filo conduttore del lavoro. Anche risanamento ambientale e green jobs significano creare posti di lavoro attraverso i nostri giovani tecnici, attraverso giovani laureati che possano offrire soluzioni concrete ai problemi dell’inquinamento atmosferico, delle falde, delle nostre acque, delle nostre terre. Lo stesso valga per il rilancio turistico della città. Rilanciare il turismo significa mettersi lì a studiare il territorio, studiare le peculiarità che il nostro territorio può offrire dal punto di vista enogastronomico, territoriale, ambientale, dal punto di vista di quello che ha sviluppato anche un pezzo di imprenditoria in tutti questi anni. Mettersi intorno a un tavolo e stabilire in che direzione va la città, in che direzione riusciamo a creare più posti di lavoro stabili, non soltanto stagionali, che diano da mangiare alle famiglie, che diano la possibilità ai giovani di non fuggire, di restare in questa città. È una perdita economica oltre che ovviamente sociale quando i nostri ragazzi sono costretti ad emigrare al nord Italia o al nord Europa. Con un progetto lungimirante possiamo mettere insieme rigenerazione della città, della politica e anche nuova occupazione di qualità».

[dgv_vimeo_video id=”706527444″]

Quali le principali mancanze della passata Amministrazione, guidata dal suo competitor Cannito?
«Le mancanze di quell’Amministrazione, noi le abbiamo denunciate prima ancora che nascesse. Già nella campagna elettorale del 2018, ritenevamo che l’esperienza Cannito nasceva monca, . Mettere insieme destra e sinistra in modo confusionale, camuffare, di determinate soggettività politiche, chiaramente doveva ad un certo punto manifestarsi in qualche modo: in un’eccessiva litigiosità, in un’incapacità di Cannito di avere una visione omogenea, cioè una direzione chiara verso cui andare, perché si campava alla giornata, ogni giorno si provava a rincorrere il problema come se si stesse, è proprio il caso di dire, al pronto soccorso; bisognava far si che in quel “Pronto soccorso” non ci arrivassero proprio le persone, che le strade fossero riparate, che le barriere architettoniche fossero effettivamente abbattute, non puoi da Sindaco di una città civile inaugurare un sottopasso senza prevedere un ascensore, per le persone con disabilità, per le famiglie con le carrozzine, per gli anziani che vivono quel quartiere. Altro caso emblematico è il caso della LIDL ed è un caso che richiama alle proprie responsabilità entrambi i miei competitor in questa tornata elettorale, perché non ci dimentichiamo che se uno era il Sindaco, che diceva di non sapere, anche se mi viene da sorridere perché non è possibile che un sindaco possa permettersi di non sapere quello che stava accadendo lì, l’altra era dirigente tanto alla cultura quanto alle attività produttive, che poi dopo è diventata dirigente allo staff di quel sindaco. C’è un fallimento di un’intera classe dirigente politica: Cannito e Scommegna sono due facce della stessa medaglia, e questo è un giudizio diffuso in città; quel fallimento è il motivo per cui nasce la nostra coalizione e nasce la mia candidatura a Sindaco. È una candidatura totalmente alternativa a quel modo di intendere e gestire la cosa pubblica».

Volano per l’economia della città potrebbe essere in primis il mare: se ne parla da decenni, ma con i cospicui finanziamenti del PNRR potrebbe diventare realtà. Che ne pensa?
«Sono assolutamente d’accordo. Mi occupo di questo per professione: oggi mi sto occupando proprio dei fondi del PNRR, come funzionario pubblico, che si occupa di portare nel nostro Mezzogiorno le risorse e trasformarle in opere pubbliche e servizi utili ai cittadini attraverso appunto i bandi finanziati con i fondi europei del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Il mare è uno degli elementi caratterizzanti del nostro territorio, alle radici della nostra evoluzione e della nostra città c’è il mare; negli anni il mare è stato un importante volano per i commerci, per anche gli scambi culturali della nostra città; la nostra storia e i nostri monumenti stanno a rappresentarlo. Poi c’è stato un momento storico in cui la città ha cominciato a voltare le spalle al mare e il mare non è stato più visto come una risorsa, ma si è pensato solo all’edilizia: la città si è sviluppata nel cemento. Penso invece che oggi la città debba fare questo sforzo, lungimirante, di tornare a guardare il mare e a guardarlo come un bene naturalistico da tutelare, quindi che ben vengano quanto prima tutti gli interventi come quelli sul canale H. E soprattutto, il mare come risorsa per il rilancio dell’economia, con la valorizzazione delle litoranee magari rivedendo la dividente demaniale, sviluppando un concetto di turismo sostenibile per esempio prevedendo su tutta la litoranea di Ponente la creazione di modelli di ‘turismo lento’ e sostenibile. Immagino dei chioschetti, delle spiagge libere con servizi, servizi per tutti, immagino delle aree camping per esempio. La litoranea di Levante che in un certo punto si tronca e invece può proseguire tranquillamente fino ad Ariscianne, che è un sito anche archeologico, naturalistico. Il mare è la vetrina di questa città, dalla quale si può arrivare per esempio attraverso una nuova forma di turismo che viene appunto dal mare e che va sviluppata, non basta dire “porto turistico” e si sventola la bandierina, ma vanno fatti dei progetti, va coinvolta l’economia della città. Il mare è il primo passo per riparare la città, ma il secondo è quello di una green belt, una cintura verde che può appunto unire il mare alla città che io m’immagino come una grande zona verde appunto naturalistica fatta di boschetti, di attrazioni, che comprenda anche l’area ex LIDL. Quell’area oggi è oggetto di progetti secondo me candidati e poi finanziati in fretta e furia dove, anche lì, prevale l’elemento del cemento, mentre io mi auguro che questi progetti, che ben vengano, siano attorniati da aree verdi, custodite, anche gestite dalle associazioni. Un’altra mia idea, che io lanciai nel 2018 e che rilancerò è quella delle olimpiadi degli sport di spiaggia. Immaginiamo cosa diventerebbe la città di Pietro Mennea se noi allestissimo queste olimpiadi chiamando tutte le federazioni degli sport di spiaggia, come il beach volley ed altro. Mi fu detto che queste cose non erano fattibili, quando poi è arrivato qualche mese dopo il pacchetto già preorganizzato da altri del Jova Beach e quindi io credo che anche noi siamo in grado di organizzare».