Nell’odierno viale Marconi, subito al di là della linea ferroviaria, sorgono alcuni edifici comunali tra cui la palazzina Reichlin. È in atto un importante lavoro di ristrutturazione che riporta all’attualità la storia di quegli spazi appartenuti a una famiglia e ad un momento storico fiorente e importante della città di Barletta. Da qualche settimana sono ripresi i lavori per la valorizzazione di questo edificio che ospiterà al piano inferiore il patrimonio librario dell’ex Cantina Sperimentale, per una sezione altamente specialistica dedicata al vino e all’enologia; il progetto ha, infatti, ottenuto un finanziamento regionale di oltre 1milione di euro, ammesso al bando “Community Library”. Al suo interno si potranno svolgere attività di ricerca storica e scientifica, utilizzando anche il materiale documentario di studi per il recupero delle colture di vitigni autoctoni e delle antiche tradizioni legate al mondo del vino. Inoltre, corre un altro progetto significativo, partito qualche anno fa, per cui è stata sottoscritta un’intesa con il Comune per il comodato d’uso gratuito di parte della stessa palazzina per ospitare l’Istituto “Alfredo Reichlin” sede barlettana dell’omonimo Centro Studi, per la ricerca e lo studio di scienze storiche, sociali e politiche di livello nazionale e internazionale con il lascito librario della biblioteca di Alfredo Reichlin, come ribadito nel recente incontro, svoltosi presso Palazzo Della Marra, battezzato dall’ex Presidente del Consiglio, Giuliano Amato.

Tutti ricordiamo il nome dei Reichlin legato alla storia della città, anche per il ruolo di Podestà che Pietro assunse durante il regime fascista (ricoprì la guida dell’organo monocratico comunale). Costui, con Elisabetta Lauro (detta Bettina), fu il genitore del più noto Alfredo, partigiano, giornalista e politico, scomparso nel 2017 lasciando un indelebile ricordo per la sua raffinata analisi di giornalista e dirigente del PCI, all’inizio con Palmiro Togliatti, ma anche con Enrico Berlinguer, di cui formulò un importante ricordo durante una conferenza a Barletta presso Palazzo Della Marra nel 2014, l’ultima visita ufficiale alla sua città natale che aveva lasciato all’età di cinque anni, quando la famiglia si trasferì nella Capitale. Infatti, il padre dopo l’esperienza da industriale profusa anche a Barletta, decise di tornare alla professione di avvocato.

Tuttavia, le costruzioni di cui sopra sono opere avviate già nel 1893 dal suo omonimo nonno Alfredo, nato a Napoli ma trasferitosi a Barletta dove ebbe otto figli (2 maschi) di cui Pietro fu il penultimo dei figli, che aveva legato la famiglia di origini svizzere a quella di un’altra illustre famiglia, Parlender sposandosi con Nicoletta, creando un vero e proprio marchio di fabbrica che dava il nome alla propria ditta; questa decise d’investire nel nostro territorio, di cui, come si legge in un carteggio presente all’Archivio di Stato di Barletta, richiede il permesso di costruire, nel febbraio di quell’anno, al Sindaco e al Consiglio Comunale di allora, uno stabilimento vinicolo nell’allora strada nuova dei Cappuccini. In particolare, le palazzine avevano solo il piano terra, come si vede nelle immagini allegate a tale documentazione; nel 1922 vi sarà una richiesta di ampliamento delle strutture, come dimostrato dal permesso dell’allora commissario prefettizio Lucarelli di “apertura delle finestre” almeno per una delle due strutture.

Dopo che i Reichlin si erano stabilmente sistemati a Barletta, pare che abbiano avuto necessità di vendere il loro possedimento: nel maggio 1929 il commissario prefettizio Vito Lattanzio acquista per il Comune lo stabilimento comprensivo di “due villini, tettoie, locali per rimesse, un vasto capannone e un ampio piazzale situate in viale Regina Margherita (ndr, attuale viale Marconi)”. Una ditta ormai in fallimento, visto che vengono nominati dei liquidatori (avv. Saverio Cozzoli-Poli, Giovanni Nigro, avv. Cav. Francesco Casardi), che stimano il prezzo complessivo per 260.000 lire che sommato alle spese “correlate di contratto e registro” ammonta a 280.000 lire, insomma non proprio una sottostima,tanto che il Comune per far fronte a tale spesa si rivolge alla Banca d’Italia, chiedendo un’operazione cambiaria, da restituire in quattro mesi con interesse al 7%.

Da questo momento entrano a far parte delle proprietà comunali, com’è tuttora. Alcuni spazi, dal 1947 sino ai primi anni ‘60, saranno affidati alla Cantina Sperimentale; oltre che, negli altri spazi dell’ex proprietà Reichlin si è data sede ai servizi sociali dell’ONMI (Opera Nazionale Maternità e Infanzia); in maniera alternata nei decenni successivi vengono stabiliti qui alcuni uffici comunali.