Si è tenuto ieri 28 luglio, con grande partecipazione di pubblico e cittadinanza, il Tedx Barletta 2023, la kermesse nazionale e internazionale che accorpa esperienze, racconti, emozioni e vite di diversi artisti, professionisti e performer.

Rumore il trait d’union di quest’anno: il rumore che fa lo scalpitare dei sogni, lo sciabordio delle lacrime che si abbattono sulle guance, il rumore che divampa per perorare le giuste cause o per difendere quelle perdute, oppure quello implosivo del silenzio impregnato d’omertà, da vincere e debellare.

Il rumore può essere scorto in qualsiasi fenditura della vita, anche in quelle vite così lontane che dall’esterno sembrano perfette e risolte, ma che decollano da una pista molto vicina alla nostra.

È quello che si è evinto durante la giornata, alla presenza di un gremito pubblico, intrattenuto dagli host Marco Guacci e Marcella Loporchio, e la cui curiosità è stata sopita dalle interveniste della speaker e doppiatrice Alessia Martino, che ha conversato con i performer e i partner nel Pop Corner.

Dopo workshop, esibizioni e mostre (molto apprezzata la performance de Il teatro delle Lanterne e l’esposizione dei The Puglieser) gli speaker hanno iniziato a varcare la soglia del palco.

Ad aprire le danze, o per meglio dire – nel suo caso – il canto, l’artista napoletana Gaia Eleonora Cipollaro, in arte Dadà, cantautrice eclettica che riesce ad amalgamare la cultura musicale mediterranea e folclorica con world music e sonorità digitali.

Prima di esibirsi cantando il suo ultimo singolo, Leonilda, uscito poche ore prima dello start del Tedx Barletta, Dadà ha raccontato agli ospiti che il rumore le è sempre appartenuto, lo ha sempre ritrovato nei suoni più comuni, quelli di tutti i giorni, in quei “rumori” che ci fanno riconoscere nelle sfumature del quotidiano e che ieri ha riprodotto davanti alla platea, in uno scambio di complicità.

Quegli stessi echi li ha trasferiti nella sua musica, fatta di suoni intensi, vocalità viscerale e “rumors”.

È stata poi la volta di Mia Canestrini, zoologa e conduttrice televisiva de L’Italia non finisce mai. Sul palcoscenico ha portato le sue conoscenze di profonda amante e cultrice della natura e delle specie selvatiche. Esperta in particolar modo di lupi, animali portatori di luce e mitologicamente affini al Dio Apollo, Mia ha raccontato gli effetti dell’esacerbata antropizzazione sulla fauna. Un esempio? I fringuelli, volatili passeriformi, perdono capacità cognitive ad ogni impatto traumatico nella loro vita, verità comprovata scientificamente.

Convivere con la natura significa soprattutto rispettarne gli spazi e i ritmi sfaccettati, senza sovrastarla.

A dare il primo dei respiri internazionali della manifestazione è stato poi l’architetto e Co-founder dello studio Space&Matter Marthjin Pool. Il suo è un modo di intendere l’architettura in perfetta liturgia con l’ambiente circostante. Marthijn Pool è fautore e sostenitore dei floating neighborhoods, i cosiddetti quartieri galleggianti impazzati ad Amsterdam, sua città.

Ha mostrato al pubblico diapositive esaustive di questo innovativo modello di urbanizzazione, che fa di lui uno dei principali esponenti e propugnatori di edilizia circolare attualmente esistenti in età contemporanea.

Dal piglio sicuramente introspettivo e foriero di determinazione gli interventi del barlettano Fabio Mario Damato, General Manager di Chiara Ferragni, Edoardo Franco, chef e vincitore di MasterChef e della psicologa napoletana Teresa Capparelli.

Dal bambino di quattro anni timido e introverso nel caso di Damato, diventato poi con tenacia braccio destro e mente di uno dei brand che più hanno fatto la storia dell’imprenditoria italiana degli ultimi anni, si è passati alla storia di Edoardo, un giovane ragazzo alla ricerca di se stesso e delle sue passioni, approdato all’amore per la cucina. Il promettente chef ha insegnato quanto il caso non sia un alleato da sottovalutare, ma anzi un amico da preservare, perché può metterti davanti alla tua strada prima ancora che tu lo sappia.

Teresa Capparelli invece ha portato sul palcoscenico del Tedx la sua umanità, declinata nella fragilità corruttibile di cui è necessario andare orgogliosi ma che spesso per inibizione si tende a voler occultare.

Ha spronato la platea a riconoscere i segni tangibili che il corpo e la mente inviano e a non avere vergona nel mostrare le proprie debolezze perché solo con l’accettazione della loro esistenza si possono affrontare.

Caso inusuale e affascinante quello presentato da Shalini Kurapati, Co-Founder & CEO di Clear Box, società che si occupa di intelligenza artificiale etica e di algoritmi.

Un multiverso interessante che dimostra che la tecnologia può supportare l’umanità nella vita di tutti i giorni, senza però sostituirsi ad essa, ma aiutando ad ottimizzarla.

Cosa avrebbero stabilito gli algoritmi allora ascoltando la storia di Nogaye Ndiaye?

La giovanissima studentessa di Giurisprudenza originaria del Senegal, attivista e divulgatrice antirazzista e transfemminista, in prima linea come volontaria nell’associazione Avvocati di strada, ha raccontato la sua battaglia per i diritti civili e umani, portata avanti nonostante un complesso percorso di lotta personale contro il pregiudizio subito e contro quel privilegio “bianco” che spesso viene ostruito dalla cancel culture ma che invece deve diventare grido d’aiuto e inno di giustizia.

Contro i “cattivi”, contro i razzisti, gli omofobi, i violenti, sarebbe sicuramente arrivato SpiderMan, se fossimo esistiti nell’immenso universo Marvel. Eppure ieri Peter Parker è piombato in mezzo alle sedie per davvero, privato però della sua voce.

A restituirgliela, così come nel famoso film di Jon Watts, sul palco del Tedx Alex Polidori, giovane doppiatore e cantautore romano.

La voce è la nostra identità, ci rende riconoscibili, riesce ad essere viatico delle nostre emozioni più intrinseche, ci rende unici. Lui la sua l’ha fatta ascoltare, l’ha messa al servizio di personaggi che ci hanno fatto sognare, l’ha fatta diventare la voce delle voci.

Non solo dibattiti e dissertazioni ma anche interazioni col pubblico e intermezzi musicali di un certo spessore. Il sottofondo della manifestazione è stato edonistico e ammaliante, grazie alle musiche di Davide Friello, musicista e suonatore di HandPan, strumento dalle sonorità tenui e intense, e del gruppo Dream Pop e IDM Buckwise, nel gran finale della kermesse, dall’impatto musicale esplosivo e multidimensionale.

Un sentito ringraziamento nella parte conclusiva della serata, agli organizzatori, all’amministrazione e alla Regione Puglia e ai tanti partner che hanno permesso questa grintosa quinta edizione del Tedx Barletta, intrisa di gioia ed emozioni incontenibili.

In fondo, le emozioni ci rendono vivi. Ci rendono simili.

A cura di Carol Serafino