Una quaestio dalle tinte fosche quella relativa al Suara Beach Barletta, lo stabilimento balneare in area Ariscianne, in strada vicinale Misericordia 30.

Il luogo è attualmente posto sotto sigillo da parte della Guardia di Finanza, notizia resa nota pochi giorni fa da La Gazzetta del Mezzogiorno, ma non sono risapute le motivazioni.

Di ampia portata i progetti previsti dalla società, compreso quello di un parcheggio da realizzare in un’area di circa 20mila metri quadrati, un appezzamento di terreno tuttavia coltivabile (e in buona parte già coltivato).

Ancora tante le domande e lentocratica la risposta dell’amministrazione rispetto alla datata richiesta di chiarimenti da parte dal raggruppamento Ripartiamo da Ariscianne, sempre in prima linea nella mobilitazione a favore delle zone umide site in aree suburbane della città.

Quello di Ariscianne è un coacervo cittadino soggetto a tutela e a vincolo territoriale, data anche la presenza di una torre medievale sommersa, di reperti archeologici e dato anche il beneplacito per la costruzione di un Ecomuseo sovracomunale, inserito nel seno del Bando per i Progetti di solidarietà ESC30 del Corpo europeo di solidarietà.

Inusuale e viatico di domande dunque la scelta da parte dell’amministrazione di autorizzare un progetto nel sito e all’indomani del confronto per il Piano urbanistico generale (PUG), durante il quale era stata espressa notoriamente la volontà di riqualificazione ambientale della zona di Ariscianne.

Solo ed esclusivamente per queste ragioni – chiariscono gli esponenti del raggruppamento – e non per porre al vaglio l’attività della società Suara Srl e dei proponenti l’intervento, l’associazione ha richiesto alcune delucidazioni alle istituzioni (sindaco, dirigenti e consiglieri comunali) oltre che alla Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio e alla Commissione Provinciale per l’Urbanistica ed il Paesaggio della BAT rispetto alla (già avvenuta?) verifica della compatibilità territoriale tra l’area in questione e gli interventi in atto.

Lo scopo era sincerarsi degli aspetti autorizzativi sull’intenzione di costruire in un’area coltivata e non “degradata”, come è stato dichiarato e travisato da alcuni utenti.

Ha sortito quesiti anche la scelta di una CILA autorizzativa e non di una SCIA edilizia di inizio lavori nella zona, apparsa a primo acchito “scarna” rispetto alla portata del provvedimento previsto (la CILA non modifica l’impianto strutturale dell’area interessata, mentre la SCIA si applica quando la manutenzione ne modifica la struttura).

Ripartiamo da Ariscianne, estranea ad un qualsivoglia processo alle intenzioni ma foriera di una richiesta di attenzione nei confronti di un’area di comprovato interesse naturalistico, paesaggistico e archeologico, ha tuttavia sollevato spunti di riflessione rispetto alle autorizzazioni concesse dall’amministrazione.

Che i motivi dietro i sigilli della Guardia di Finanzia siano questi, arrivati tramite fuga di notizie all’attenzione delle forze dell’ordine e volti ad un approfondimento che possa evitare ulteriori ambiguità? O le ragioni sottese sono altre? Non ci è dato congetturare.

Scongiuriamo solo il rischio di un rallentamento burocratico e auspichiamo al contrario una maggiore chiarezza sulla faccenda, nel rispetto di una serena ripresa dell’attività del Suara Beach e della salvaguardia di una delle zone umide più preziose della Città della Disfida, affinché non si creino i margini per un precedente che rappresenterebbe una notevole fonte di rischio per questa e per altre aree naturalistiche.

 

 

A cura di Carol Serafino