Una task force che verifichi Dna, provenienza e salubrità dei grani che arrivano nei porti italiani, e poi l’attivazione sia del registro telematico sia del pacchetto di azioni previste dal programma Granaio Italia. Lo hanno chiesto  decine di cerealicoltori e cittadini che hanno partecipato al sit-in difesa della filiera italiana grano-pasta organizzato da Cia agricoltori italiani di Puglia davanti al porto di Bari. Qui, spiega Cia, “nelle ultime settimane sono arrivati carichi di grano importato dall’estero che hanno determinato il crollo del valore del frumento duro italiano”.

“Le navi – ha spiegato Gennaro Sicolo, presidente di Cia Puglia – arrivano soprattutto da Romania, Malta e Turchia. La cosa strana è che Romania e Malta notoriamente non sono Paesi che esportano grano duro”. “Inoltre – ha evidenziato – in Turchia il prezzo del cereale è regolato dal governo ed è alto. Siamo sicuri che il grano che arriva da queste nazioni sia di loro produzione? O si tratta di manovre messe in atto dalla Russia per aggirare l’embargo?”. Cia evidenzia inoltre che, rispetto ai valori massimi raggiunti nel giugno 2022, “il prezzo del grano duro è sceso di quasi 200 euro a tonnellata. Continuando così, con il calo dei prezzi all’origine, l’aumento dei costi di produzione e il calo delle rese causato dalla siccità, si corre il rischio di un abbandono della produzione cerealicola da parte di molte aziende”. Di qui la richiesta anche “di attivare strumenti di sostegno alla produzione, aumentare i controlli sul reale rispetto dell’etichettatura e incentivare la ricerca pubblica e privata”.