C’è un solo modo per diventare genitori: mettersi in gioco. Per chi avverte una chiamata speciale, poi, c’è l’opportunità di partire per un viaggio straordinario chiamato “adozione”. L’adozione richiede il coraggio di affrontare le proprie paure e, sovente, anche il giudizio degli altri. Richiede la disponibilità ad accogliere senza riserve i figli della “provvidenza”. È questa la storia -raccontata da Grazia Lops nel libro “Parto di cuore” – di una mamma adottiva che si mette a nudo e condivide, passo dopo passo, tutte le tappe della sua esperienza di adozione internazionale.

Grazia Lops ha 51 anni. È nata e vive ad Andria, in Puglia marito con il quale è sposata da 18 anni. È una commercialista e consulente del lavoro che suona il pianoforte, adora Mozart e passa molto tempo a leggere e a scrivere. Dalla sua vocazione per la scrittura, e soprattutto dalla sua biografia, è nato “Parto di cuore – Dall’Etiopia alle Filippine: il miracolo dell’adozione internazionale”, edito da Tau. A presentare l’opera -nella giornata di martedì 31 ottobre nella sala conferenza della chiesa “Santa Lucia” di Barletta- è il centro studi “Barletta in rosa”. Un incontro partecipato e che, moderato della professoressa presidente dell’associazione Mariagrazia Vitobello, ha portato alla luce una tematica «Spesso trascurata e vittima di retaggi culturali», come spiega l’autrice.

Nonostante ciò, a seguire l’evento non sono stati solamente genitori o persone direttamente coinvolte nelle adozioni, ma ogni fascia di età che, in maniera trasversale, ha dimostrato interesse per tale argomento. «Farsi ascoltare dai più giovani forse, paradossalmente, è più facile rispetto a doversi confrontare con gli adulti, sottolinea Grazia Lops. Pochi giorni fa sono per esempio stata invitata in un liceo ad Andria ed il mio messaggio è visibilmente stato accolto. In questo evento a Barletta invece, la soddisfazione è stata tanta, in quanto ho potuto parlare a tutti, anche ai più adulti che spesso risultano invece più ostici e con una mentalità maggiormente caratterizzata dal pregiudizio». Non è la prima volta che la Lops porta la sua storia a Barletta -l’ultima volta è intervenuta nell’evento di presentazione del libro sulle spose bambine della scrittrice Paola Colarossi- e, come in ogni occasione, dimostra una grande capacità narrativa e volontà di arrivare nella sensibilità dei presenti.

Una lezione di grande umanità ed educativa per tutti coloro che, biologici e non, sono genitori. «L’adozione non è solo per chi non ha figli ma anche per chi ha posto in casa e nel cuore» è il messaggio -ribadito più volte dalla scrittrice- da cui nasce il libro. «Il libro nasce inizialmente come un diario nel quale ho trascritto tutte le mie emozioni, il percorso per arrivare ai miei figli – commenta ancora Grazia Lops- Inizialmente scritto per donarlo alla mia famiglia, ai miei figli per non far perdere nei meandri della nostra memoria tutto ciò che ci ha condotto a loro. Poi, man mano che sono andata avanti in questa mia storia, non soltanto come madre adottiva ma anche come punto di riferimento di amici e persone che mi chiedevano consigli in merito alla adozione, si è presentata l’esigenza di ampliarlo e trasformarlo in un libro».

I protagonisti del libro sono Isabel Tsegereda, e Jacob. La prima viene dall’Etiopia, il secondo dalle Filippine. Sono i suoi figli. E guai a parlarne come di “figli adottivi”. Spiega tutto nel libro che, oltre ad un’esperienza personale, porta alla luce una battaglia contro stereotipi, tabù e pregiudizi sull’adozione. A rendere ancora più preziosa la serata è stata difatti proprio la presenza speciale dei figli di Grazia Lops che, emozionati quanto la mamma, sono stati accolti, oltre che da un caloroso pubblico, anche da una particolare attenzione ai dettagli. L’associazione “Barletta in rosa” ha effettivamente decorato la sala con bambole caratteristiche delle Filippine -nazionalità di Jacob- ed un grande arazzo con l’immagine della copertina del libro.

«Questo pomeriggio è per me un’altra conferma di quella che è la mia missione: divulgare a tutti, indistintamente, ciò che ho avuto la fortuna di capire grazie all’adozione», conclude la Lops.

A cura di Francesca Caputo