Una sconfitta, forse la peggiore per portata dell’avversario e atteggiamento visto in campo. Il Barletta, come suggerito dallo stesso tecnico Bitetto intervenuto nel postgara, ha toccato il fondo dopo l’1-0 incassato ad Ugento dal fanalino di coda Gallipoli.

Un ko meritato, non tanto per la mole di occasioni prodotta dai salentini che è stata comunque minima, ma per l’approccio mentale dei biancorossi parsi scarichi, molli e privi di idee. Ne è una prova lampante un’evidente sterilità a livello offensivo che ha portato il Barletta a non trovare ancora la rete nel corso del 2024 e ieri a tirare in porta solo con Diaz e La Monica nel finale di gara. Troppo poco per una squadra che deve salvarsi, troppo poco per una squadra chiamata ad uno scontro diretto interpretato male dal primo fino all’ultimo minuto, troppo poco se non si vuole correre il rischio di una retrocessione senza spareggi. Sì, perché oggi bisogna prendere consapevolezza che la squadra rischia addirittura di non fare i playout, considerando che le dirette rivali sono tutt’altro che arrendevoli e sono tutte in piena corsa per la risalita(chiedere all’Altamura dopo il pari beffa di Palma Campania ndr).

Bisogna prendere consapevolezza che ormai un ciclo è terminato, quello dell’attuale assetto societario, e che per salvare il Barletta serve uno scossone forte, un cambiamento che possa ricompattare tutto l’ambiente attorno alla squadra e possa consentire a questi ragazzi di raggiungere la salvezza. Un gruppo sicuramente con diverse carenze a livello tecnico-tattico, ma in cui manca la serenità per poter raggiungere un obiettivo complicato, percorribile se affrontato con un cambio di rotta necessario. La strada per l’Eccellenza del resto non è poi così lontana e, di conseguenza, serve che tutte le componenti remino verso la stessa direzione, a partire dai vertici che devono prendere consapevolezza che i cicli nel calcio, come nella vita, finiscono.

A cura di Giacomo Colaprice

Foto Sergio Porcelli