“Barletta è universalmente ricordata come la Città nella quale si svolse la famosissima Disfida – questo l’intervento di Michele Grimaldi, già direttore dell’Archivio di Stato di Barletta – e per questo motivo vogliamo ragguagliarvi sugli avvenimenti che agli inizi dello scorso secolo portarono alla ideazione prima e alla mancata costruzione poi, del monumento per i Tredici e la loro impresa. L’idea è nata soprattutto perché le manifestazioni per rinverdire quell’importantissimo scontro tra Italiani e Francesi sono diventate più una vera e propria festa popolare (tipo i festeggiamenti dei Santi Patroni) che un rilevante ed appropriato modo di far comprendere a tutti, il ruolo strategico che la Città di Barletta ha sempre rivestito nella Storia dell’intera nazione. Fra i tantissimi documenti conservati presso la Sezione di Archivio di Stato di Barletta che trattano la Disfida di Barletta e tutto quello ad essa collegato, ho pensato di “riportare alla luce” gli accadimenti che portarono all’ideazione del monumento e alla sua edificazione.

Storia del Combattimento 1633

Lungi da me equiparare quello che sto per riportare a quanto scritto, in maniera a dir poco irripetibile, da don Peppuccio Damato nel suo libro del 1968 “I moti popolari di Barletta per la contesa storica e per il monumento nazionale alla Disfida 3-10 novembre 1931”, al contrario desidero far conoscere come nacque e si sviluppò l’idea di ricordare quei Tredici eroi con un monumento. Bisogna tornare indietro di 145 anni per registrare le prime iniziative serie relativamente alla erezione di un monumento per ricordare la Disfida. Fu infatti il Sindaco Nicola Parrilli che il 15 marzo 1866, con approvazione unanime ed entusiastica del consiglio comunale propose la costruzione di un gruppo bronzeo. L’apposita commissione, subito costituitasi, dette incarico, dopo aver visionato tutti i bozzetti inviati da ogni parte d’ Italia, allo scultore romano Achille STOCCHI  il quale, meno di un anno dopo, il 13 febbraio 1867 consegnò il bozzetto in gesso dell’opera “Fieramosca abbatte La Motte” al Comune di Barletta e durante i festeggiamenti per l’avvenimento fu aperta una prima sottoscrizione pubblica per il monumento.

Inaugurazione targa Disfida 13 febbraio 1903

I buoni propositi, come spesso accade, hanno vita corta ed infatti nulla fu più fatto e dovettero passare altri 14 anni per registrare un’ulteriore iniziativa e questa volta in occasione dell’inaugurazione del monumento a Massimo D’Azeglio avvenuta il 7 ottobre 1880, il senatore Ottavio Serena faceva voto che “in Barletta venisse elevato a gloria d’Italia e di Barletta e dei Tredici Campioni e delle loro Città il Monumento Nazionale della Disfida”. Altro colpo d’oblio durato 23 anni e poi improvviso risveglio il 13 febbraio 1903, allorquando il Sindaco di Barletta. l’ing. Giovanni Milano, in occasione del 400° anniversario della Disfida, ancora una volta propose di costruire il monumento. Anche per l’amministrazione Milano il tutto durò pochissimo e partorì “soltanto” la lapide commemorativa, opera del pittore De Stefano, che fu posta sulla parete laterale della Chiesa del Santo Sepolcro il giorno 13 febbraio. La lapide in bronzo fu realizzata dalla “Fonderia Romana Artistica e Industriale” Alessandro Nelli e costò un totale di £.300,00. La lapide, dopo quasi trenta anni, nel 1932, fu spostata e inserita nell’apposita edicola progettata e posta in piazzetta Sfida dove si trova tutt’oggi. Ci volle un ulteriore quarto di secolo per riprendere il discorso interrotto sul monumento. L’occasione la colse, il 13 febbraio 1928, il Commissario Prefettizio cav. Vincenzo Gallo il quale durante i festeggiamenti riformulò “il voto per erigere l’atteso monumento”. Tra i primi ad accogliere l’invito il sig. Giovanni Papeo che inviava al Commissario Prefettizio dott. Vito Lattanzio, una lettera con la quale comunicava di aver dato inizio ad una raccolta fondi a favore della costruzione di un Monumento Nazionale alla Disfida.

Nella sua missiva il Papeo spiegava che “… Dopo quattro secoli, sotto il maglio potente del primo cittadino di Barletta, sorse e dilagò sfolgorante, superbamente bella, l’idea di far sorgere a Barletta un monumento ai tredici della Disfida. Per cominciare a fare opera fattiva le compiego qui in seno un assegno del Banco di Roma di L.208,20; detta somma rappresenta L.100 per mio concorso volontario  e L.128,20 dei miei dipendenti per il medesimo scopo. Essi con entusiasmo hanno rilasciato nelle mie mani, la paga di una giornata di lavoro. Sono certo che il gesto di questi troverà eco e consenso fra tutti gli altri colleghi alla dipendenza di altre ditte, che per un fine così alto dovranno anch’essi seguire l’esempio ”.

Diffusa e intensa propaganda fu anche fatta a mezzo stampa, con articoli sui quotidiani Il Giornale di Sicilia, La Gazzetta del Lunedì, Il Resto del Carlino, Il Popolo di Roma, Lo Stato, Il Lavoro d’Italia, Il Popolo d’Italia e L’Ora di Palermo. La nobile gara che ne seguì fu veramente commovente e i primi contributi, oltre a quello del Papeo, giunsero da Angela Barracchia L.10, Pasquale Leporace a nome del corpo insegnante del Regio Ginnasio e Liceo Pareggiato L.150, Lazzaro Ruggiero Gentile L.100, Gioacchino Delcarmine L.10,50 oltre a L. 8.972  ricavato della vendita di marche Pro Monumento. Risposero anche, con spontaneo entusiasmo, mettendosi a disposizione del Comitato promotore, i Podestà di Soragna (Parma), patria di Domenico Marenghi da Soragna erroneamente detto Riccio da Parma, di Troia, di Gennazzano (Roma) e l’Associazione Pugliese con sede in Milano.

Bozza originale Edicola piazza Sfida del pittore De Stefano

 

Toccanti oltre che sentiti furono gli articoli pubblicati dalle più importanti testate giornalistiche nazionali. Tra i tanti vogliamo segnalare quello inviato da Leonardo Spadavecchia e pubblicato dal quotidiano l’Ora di Palermo il 27 agosto 1929 “…Nell’albo aureo della Storia d’Italia, la Fedelissima, è consacrata cometa sede della prima affermazione del sentimento di italianità perché in queste gloriose contrade tredici prodi d’ogni pare d’Italia nel 1503 vendicavano per la prima volta colle armi e colla vittoria l’onore della Nazione offesa dall’insulto straniero e degni discendenti di Roma, col loro ardimento imponevano la nostra Patria all’ammirazione e al rispetto delle Nazioni. A quei tredici generosi la Città della Disfida fiduciosa attende che il Governo del Duce Magnifico voglia erigere un Monumento grandioso”.

Per gestire questa lodevole iniziativa alle ore 18,30 del 22 gennaio 1930 nella sede del Fascio di Combattimento sito al corso Vittorio Emanuele si costituì il Comitato per il Monumento della Sfida. Presidente fu eletto il Commissario Prefettizio del Comune di Barletta; membri onorari i Podestà dei Comuni patria dei 13 Campioni della Sfida; membri effettivi Grand’Ufficiale Arcangelo Cafiero, cav. Giuseppe Girondi, notaio Tommaso Severini, generale Francesco Maria Torre, cav. Pietro Reichlin e il dott. Vito Lattanzio. Dopo l’elezione del Comitato lo stesso deliberò le priorità da perseguire “… 1° Costruzione ed istallazione di due antenne della Vittoria a ridosso del Monumento ai Caduti, sulle quali verrebbero issate nelle grandi ricorrenze i gonfaloni della Città di Barletta; 2° Costruzione di un Monumentino nella Piazzetta della Sfida, giusta disegno del prof. Vincenzo De Stefano e progetto dell’Ing. Boccassini, facendo fronte alle spese prelevandole dal fondo per il Monumento alla Sfida; 3° Accentrare a detto Comitato tutte le attività e festeggiamenti cittadini atte ad incrementare il fondo per il Monumento della Sfida che sorgerà in Piazza Roma devolvendo il ricavato netto per 2/3 al Monumento della Sfida e 1/3 per beneficenza ed assistenza ad organizzazioni di guerra e cittadine”.

Dopo l’ennesima partenza da velocista, l’iniziativa perse via via smalto e potenza, vuoi anche per gli ostacoli insormontabili posti, sul percorso già di per se tortuoso che portava alla realizzazione del monumento,  da importanti personaggi politici baresi i quali pensarono bene di proporre, loro, la costruzione di un monumento da porre nel capoluogo. Questo smacco portò ai sanguinosi moti popolari del 3 novembre 1931, riportati nel suo libro da Don Peppuccio Damato, causa scatenante del tramonto di un sogno chiamato Monumento alla Disfida”.