Il reale impegno democratico si fa vivo, spesso, durante le campagne referendarie poiché mette a diretto contatto dei cittadini, le volontà proposte dalla classe dirigente che s’impegna per suscitare le giuste riflessioni su di esse. Il prossimo appuntamento referendario è quello costituzionale del 4 dicembre, chiedendo ai cittadini italiani di esprimersi sulla riforma che riguarda le istituzioni del Paese, detta Boschi-Renzi, eventualmente confermando il risultato di una votazione parlamentare; per i referendum di tipo costituzionale non è previsto il raggiungimento di un quorum (50% +1 degli aventi diritto), ma basterà la maggioranza di coloro che decideranno di recarsi alle urne, il che rende ancor più importante la consapevolezza dell’espressione referendaria.

14796057_10209531227970995_819600435_oNell’ottica di questa diffusione d’idee convinte e consapevoli si stanno realizzando diversi tipi d’incontri fra i sostenitori del Sì o del No. Ieri mattina, presso una libreria del centro di Barletta, si è svolto un incontro con l’on. Ivan Scalfarotto, deputato del Partito Democratico e Sottosegretario allo “Sviluppo economico” e in precedenza alle “Riforme costituzionali e Rapporti con il Parlamento” nel governo Renzi. L’appuntamento è stato promosso dal Comitato BastaunSì e dal suo referente Ruggiero Crudele che ha introdotto l’incontro, con la partecipazione dei Giovani Democratici. «Sì, lo spirito riformista è un elemento essenziale di questa legislatura parlamentare e in particolare della maggioranza che regge questo Governo», ha iniziato l’onorevole, intervenendo sul tema “L’Italia delle Riforme” naturalmente partendo dalla legge sulle Unioni Civili, alla recentissima legge sul caporalato, strumento che interessa soprattutto i nostri territori. Ogni grande riforma ha bisogno di un tempo di incubazione, pensiamo all’importantissima legge sul divorzio introdotta nella 1970 che inizialmente prevedeva addirittura sette anni di separazione prima di poter giungere al definitivo divorzio, oggi bastano sei mesi; questa legge non è stata solo necessaria per le finalità in sé, ma anche per un’apertura culturale che ha riguardato l’emancipazione femminile, l’abbandono del patriarcato. È stato questo l’esempio per esprimere le difficoltà che una riforma può incontrare già in Parlamento, necessitando di ‘smussature’ e cercare punti d’incontro: «Sul piatto della bilancia non c’è una riforma e un’altra diversa, ma c’è una riforma di cui l’Italia necessita, anche per motivi che riguardano l’appetibilità dei grandi investimenti dall’estero che chiedono stabilità, o niente, restare come si è adesso». Naturalmente sono stati esacerbati nei vari punti, durante l’incontro, gli argomenti principali che riguardano il quesito referendario, come il rapporto Stato-Regioni che per Scalfarotto ne trarrebbe vantaggio visto che il nuovo Senato si occuperebbe specificatamente di materie di competenza locale, di fatto «il Senato cambierebbe completamente mestiere, mantenendo il proprio ruolo solo in alcuni casi». Ecco perché, secondo il Sottosegretario, la non elettività diretta dei senatori dal popolo ma attraverso i consigli regionali, resterebbe a garanzia di un elemento fondamentale, spesso sacrificato in questi ultimi anni, quello delle competenze dirette sulle materie di pertinenza. È stato affrontato anche il tema della cancellazione dei decreti legge, cui troppo spesso i Governi recentemente hanno fatto ricorso, tuttavia, non eliminandoli del tutto ma semplicemente sostituendoli con un’altra dicitura che comunque garantisce una via preferenziale del Governo in carica; la partecipazione popolare viene garantita attraverso l’inserimento dei referendum propositivi, per cui sarà necessaria un’ulteriore legge costituzionale, e con gli obblighi per la Camera di discutere le leggi d’iniziativa popolare, finora evitate spesso e volentieri; si è discusso anche dell’elezione del Presidente della Repubblica.

14808850_10209531223330879_820480041_oMa l’elemento più spiazzante, dando merito di questo a Scalfarotto, è stata la difesa della legge elettorale detta Italicum, pur con le promesse da parte di Renzi di ridiscutere dopo l’esito del referendum, rimescolando le convinzioni riguardanti la revisione del premio di maggioranza e sul ballottaggio. Presto nuovi incontri, dell’una e dell’altra parte, offriranno diversi spunti di riflessione sugli elementi particolari del referendum, che non ha senso continuare a leggere solo come ‘pro o contro Renzi’.