Turkish-backed Free Syrian Army fighters are seen in Maryamayn in eastern Afrin, Syria March 11, 2018. REUTERS/Khalil Ashawi - RC18EE8048A0

«Il 9 aprile 2018 avremo il piacere di ospitare a Barletta Heval Gelhat Drakon, combattente italiano delle YPG che ha preso parte alla resistenza nel cantone di Afrin, in Rojava (Siria del Nord)». Così Alessandro Zagaria introduce la nota con la quale il collettivo Exit presenta l’incontro dal titolo “Racconti di una resistenza”.

«Gelhat sarà presente a due iniziative così articolate: Lunedì 9 aprile 2018 – ore 8,30 – Liceo Scientifico Carlo Cafiero di Barletta ; – ore 18,30 – Libreria Einaudi di Barletta .Lo scorso 20 gennaio prendeva il via un’operazione militare denominata “ramoscello d’ulivo” con la quale l’esercito turco (secondo esercito NATO) sferrava un violento attacco contro il cantone di Afrin nel nord della Siria. Nel corso di questa offensiva l’esercito turco ha agito con il sostegno di milizie jihadiste legate ad Al Nusra ed a ciò che resta dell’ISIS (raggruppate nell’autonominatosi “Esercito Libero”), armate ed addestrate dallo stesso governo turco. L’operazione aveva il chiaro scopo di cancellare l’esperienza rivoluzionaria in atto da anni in Rojava in continuità con anni di pulizia etnica ai danni del popolo kurdo in territorio turco e siriano.

Incontro Exit

Nel corso di quest’offensiva l’aviazione turca ha ripetutamente bersagliato edifici civili e zone densamente popolate, anche con l’ausilio di armi chimiche, e lasciato le milizie jihadiste sue alleate libere di perpetrare massacri nel silenzio assordante della “comunità internazionale”. Ed è proprio su questo silenzio che siamo chiamati ad intervenire. Le stesse persone che hanno combattuto e sconfitto lo stato islamico per anni, che hanno liberato Kobane, Mambij, Tabqa, Raqqa spingendosi più a sud lungo tutta la sponda est dell’Eufrate sono da più di mesi sotto attacco di armi fornite dai nostri governi all’esercito turco ed alle bande di salafiti sue alleate. Elicotteri italiani hanno bombardato da giorni postazioni civili e convogli di rifugiati in fuga dall’attacco turco. Le nostre istituzioni di fatto foraggiano il fondamentalismo islamico stringendo accordi economici con la Turchia. Le stesse istituzioni hanno formulato leggi repressive giustificandole con la difesa dalla minaccia terrorismo, lo stesso terrorismo a cui consegnano armi ed elicotteri. Al cinquantesimo giorno di invasione, dopo il ripetuto bombardamento degli ospedali della città, le truppe turco-jihadiste sono entrate nella città di Afrin. Due persone sono state sgozzate pubblicamente, le case ed i negozi saccheggiati, le donne vivono tuttora nel terrore di violenze da parte dei miliziani jihadisti. La resistenza ad Afrin continua nonostante tutto. Il racconto della resistenza di Afrin sarà un modo per parlare del processo rivoluzionario in atto da anni in tutta la Siria del Nord. Parleremo dell’esperienza rivoluzionaria che ha portato alla nascita di una nuova società basata sull’autogoverno dei territori, sul protagonismo delle donne nella vita e nella difesa della comunità e sulla tutela di tutte le minoranze etniche e religiose. Il modello dell’autonomia democratica si è espanso via via in tutto il nord della Siria, dalla liberazione di Kobane a quella di Mambij, Tabqa, Raqqa (capitale del califfato), fino ai territori ad est dell’Eufrate nel governatorato di Deir Ez Zor e costituisce l’unica vera alternativa per un Medio-Oriente (e non solo) realmente democratico.

L’offensiva turca ha causato una grave emergenza umanitaria. Migliaia di civili sono tuttora accampati in campi profughi in cui scarseggiano ripari, acqua e generi di prima necessità. Inoltre, come già detto, gli ospedali sono stati duramente colpiti dalle bombe NATO. E’ per questo che vi invitiamo a sostenere le iniziative di Mezzaluna Rossa Kurdistan Italia Onlus per contribuire, con donazioni, ad aiutare le popolazioni civili vittime dell’assedio. Tutti i dettagli della campagna di crowdfunding #AiutaAfrin sono disponibili su: https://buonacausa.org/cause/aiutaafrin