Solo pochi mesi fa, il 26 gennaio 2018, venivano inaugurate a Barletta due strade in ricordo degli agenti di polizia Tommaso Capossele e Savino Antonucci, vittime del dovere, che l’Amministrazione comunale ha voluto ricordare nelle denominazioni toponomastiche della zona 167, nuova zona di espansione della città, , alla presenza del Direttore Generale di Pubblica Sicurezza Franco Gabrielli, il Prefetto Maria Antonietta Cerniglia, il Questore della Provincia di Bari Carmine Esposito e il Presidente della Provincia Barletta Andria Trani Nicola Giorgino, autorità militari, civili e religiose, accompagnati da numerose delegazioni studentesche delle scuole del quartiere.

Via Antonucci 1

In rappresentanza del profondo senso del dovere e dello spirito di sacrificio di Tommaso Capossele e Savino Antonucci erano state piantumate due querce dall’importante valore simbolico lungo il percorso che interseca le due strade, suggellate dalle targhe con il nome e cognome dei due agenti. Oggi, dopo sei mesi, arriva la denuncia di diversi cittadini barlettani, che sottolineano l’incuria e l’inciviltà dilagante nell’area riservata al giardino della zona. Vegetazione incolta, non tagliata, erbacce alte fino a poco meno di un metro, immondizia e rifiuti dispersi nel terriccio, al punto da adombrare le stesse targhe, oltre che la totale noncuranza riservata alle due querce, dimostrazione di trascuratezza e di un grave degrado diffuso. C’è chi ne fa una questione politica, chi incolpa l’amministrazione comunale, chi gli addetti Barsa, chi si appella all’aiuto del Sindaco, in un clima di indignazione e malcontento generale che coinvolge diversi quartieri della zona periferica di Barletta.

Via Antonucci 2

Ogni mattina salendo la rampa del box penso a quando furono piantanti, alla gioia dei miei figli nel vedere quelle piante… Solo stamane gli addetti Barsa, come se fosse un favore. Ritardo massimo”: questo uno dei (tanti) commenti più esplicativi e amareggiati dei nostri concittadini su social e chat, a richiesta dunque di una collaborazione che non sia più effimera e superficiale ma che rappresenti una concreta e condivisa soluzione al disastro ambientale di cui ci circondiamo e soprattutto un esempio civico per l’intera comunità e per le generazioni future.

A cura di Carol Serafino