A cura di Stefania Ricatti

«Questo libro si rivolge in particolare agli insegnanti, e mette a fuoco l’idea di un percorso di cambiamento possibile nella nostra scuola, in cui ciascuno deve essere attivatore di innovazione». Con queste parole Lucia Suriano ha introdotto la presentazione del suo libro “Educare alla felicità”, svoltasi il 6 giugno presso la libreria Cialuna. La Suriano, a partire dal 2012, si è prodigata per un cambiamento nella sua scuola, introducendo nella sua classe lo yoga della risata, e scoprendone gli effetti positivi sul clima scolastico e sull’apprendimento. Il suo libro contiene teoria ed esercizi per chiunque voglia sperimentare questa disciplina nelle scuole.

«La risata è una lunga espirazione, molto utile al corpo. Spesso i ragazzi, durante le lezioni, ridono senza un motivo ben preciso, proprio perché il corpo ne ha bisogno, e manda un segnale fisiologico.- ha affermato la prof. Suriano – Ridere permette di liberarci di quello che non serve, poiché durante la risata il cervello si ossigena e si libera dai pensieri. A differenza del pianto, la risata rinvigorisce e carica di endorfine. Tutto ciò attiva le zone del cervello atte all’apprendimento. Inoltre ridere insieme migliora la capacità di collaborare, aiuta nella risoluzione dei problemi e favorisce la creatività».

«Purtroppo molti temono di perdere la loro credibilità.- ha continuato l’autrice – Di solito una risata è considerata dall’insegnante una mancanza di rispetto o di interesse nei confronti della lezione, e per questo viene insegnato a non ridere. E invece, se la formazione degli insegnanti prevedesse l’insegnamento delle neuroscienze, tutti saprebbero che la risata è qualcosa da prendere molto sul serio. L’alunno è un’identità complessa, cioè formata da molti elementi, tra cui mente, corpo e cuore. La scuola non può occuparsi solo di riempire la mente tralasciando il corpo e il cuore, e l’insegnante è il responsabile del benessere dei ragazzi».

Infine, l’autrice ha spiegato l’importanza dei neuroni specchio, che non si limitano a riprodurre le espressioni facciali o le emozioni superficiali, bensì percepiscono il reale stato d’animo di chi ci sta di fronte e permettono di sentire le sue stesse emozioni. Perciò un insegnante stressato , nervoso, che manca di stima nei confronti dei suoi alunni, non può che ottenere una risposta negativa. «Basterebbe che tutti avessimo una conoscenza base del funzionamento del cervello.- ha concluso – Una delle soluzioni è molto semplice e sfrutta una capacità che abbiamo sin dalla nascita. Non bisogna aver paura di rompere i paradigmi di questa scuola che non funziona, educando i ragazzi alla felicità».