Resterà chiuso al pubblico fino al 30 aprile 2017 il sito archeologico di Canne della Battaglia, per interventi di carattere tecnico. Abbiamo intervistato a questo scopo Nino Vinella, giornalista e presidente del Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia, da sempre vigile sulle dinamiche che interessano la cittadella e tutto il suo repertorio.

In realtà da quanto tempo è chiuso il sito archeologico?

«Canne della Battaglia dipende ormai dal Polo Museale della Puglia. È a questa che occorre rivolgersi. Ma appare evidente come i responsabili abbiano preferito occuparsi della facciata invece che dei veri contenuti, ovvero della mostra al Castello di Barletta (Annibale. Un viaggio) disconnettendola dal suo sito naturale fin da quando il progetto espositivo è stato approvato in giunta a novembre 2015. Ci si è preoccupati di fare grancassa con la mostra, inaugurata lo scorso 2 agosto, mentre già si sapeva che il sito sarebbe dovuto essere chiuso, prima o poi, per i lavori in corso. Una bassa manovra speculativa che ha sfruttato il nome di Canne della Battaglia in ogni singolo passaggio fino alle iniziative di fine anno, vedi lo spettacolo in scena qualche giorno fa al teatro Curci (Annibale alle porte!). La chiusura del sito è stata ufficializzata solo adesso ma strisciava già dall’estate scorsa, perfino quando si è tenuto il concerto di Katia Ricciarelli. Una bomba ad orologeria.»

Perchè non sono stati correttamente informati i possibili visitatori?

«La congiura del silenzio a danno di Canne della Battaglia è figlia di una squallida politica della caccia al finanziamento, ed è stata orchestrata per dare importanza alla mostra stessa (costata 105.000 euro tra fondi regionali e comunali, inutile ed autoreferenziata, con danni patiti a causa della superficialità nelle visite) sottraendo il vero valore aggiunto che è sempre rimasto il cordone ombelicale con i luoghi della storia. Ricordo che nel 2017 ricorreranno gli ottant’anni dalla campagna di scavo del professor Michele Gervasio del 1937, pionierismo archeologico quando tutto poteva succedere. Nessuno si sarebbe mai azzardato a disconnettere Annibale dal suo sito naturale: ma stavolta però tutti si sono ritrovati alleati nel remare, ciascuno per propria convenienza, verso la chiusura. Ovviamente tacendo e facendo tacere ai danni del movimento turistico.»

Crede che le tempistiche siano sufficienti per rendere giustizia ad un luogo storico di tale valore?

«Il mega-progetto da 1 milione e 400.000 euro è stato messo a concorso nella massima trasparenza seguendo tutti i passaggi necessari. Ma rischia, ancora una volta, di sprecare denari pubblici: ne venisse fuori anche il museo più bello al mondo, cosa di cui non abbiamo prova provata, tutt’intorno vi è un’altra Canne, dove l’archeologia deve confrontarsi e specchiarsi col paesaggio, le attività produttive della filiera agro-alimentare, con il sistema dei trasporti (strade e la ferrovia Barletta-Spinazzola). Canne della Battaglia è lontana da ogni centro abitato, da Barletta come da Canosa, e merita di riscoprire la sua centralità. Altrimenti succederà come sempre già accaduto: i politici si metteranno le medagliette, i progettisti progetteranno, le imprese appalteranno ma alla fine i turisti resteranno sempre fuori dai cancelli chiusi.»

Cosa ne pensa il Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia?

«Noi del Comitato siamo un’organizzazione di volontariato. I responsabili sono altrove. Ma loro, ciascuno di loro, sfugge al confronto con la società civile e si rifugia nelle assemblee, dove poi alla fine si decide di far decidere nelle solite stanze dei bottoni. Abbiamo solo un’arma: il dovere di parlare e raccontare alla stampa, cosa che ci piace ma che ormai non basta più.»