Una delle più importanti fabbriche di agroalimentare del Meridione d’Italia e una delle principali della Penisola, fondata nel 1882 ed ampliata gradualmente nei primi decenni del Novecento. La storia dell’opificio arriva fino agli anni ‘70, con vari passaggi di proprietà, ultima il gruppo Eridania; da allora inizia il lento declino fino alla chiusura. Già alla fine degli anni ‘80 inizia la lenta demolizione della struttura produttiva, fino a quando, nel 1990 viene fatta richiesta di un vincolo di tutela al Ministero da parte di cittadini e associazioni barlettane, che poi si costituiranno come Fred (Forum per il riuso dell’ex distilleria). Dopo varie battaglie di natura giuridica, sensibilizzazione dell’opinione pubblica cittadina, l’ex Distilleria viene acquistata dal Comune di Barletta solo nel 2004; s’iniziava allora parlare praticamente della sua riqualificazione, che purtroppo tutt’oggi è ancora incompiuta anche se parzialmente avviata. Proprio alcuni giorni fa abbiamo scritto riguardo l’aggiudicazione di un bando con il progetto “Centrare le periferie” di ben 6 milioni di euro per la città di Barletta, prevedendo una serie d’interventi tra cui la realizzazione della cittadella della musica concentrazionaria proprio nell’area dell’ex opificio, precisamente nei capannoni tra il nucleo centrale e il Gos di viale Marconi, realizzando una scuola e un museo di musica ebraica, con la documentazione musicale concepita nei campi di concentramento, rinvenuta dal paziente lavoro del maestro Francesco Lotoro, barlettano, protagonista del docufilm “Maestro”, di cui giovedì sera è stata data l’anteprima mondiale presso il cinema Paolillo di Barletta, film che uscirà ufficialmente il 23 gennaio; esperienza unica al mondo che inorgoglisce i concittadini del maestro, utile anche a riqualificare un’altra area appartenente a quella dell’ex Distilleria.

Negli anni le uniche realizzazioni concretizzatesi nell’area riguardano l’esperienza del laboratorio urbano GOS negli ex magazzini, restaurati in modo da conservare l’aspetto originale della struttura. Proprio nelle scorse settimane si è provveduto ad istruire un nuovo avviso pubblico per la gestione dello stesso, finora affidata alla cooperativa “Prometeo”; la costruzione delle palazzine destinate agli anziani, prima occupate abusivamente ma nei primi mesi del 2015 “restituite alla legalità” sgomberando gli alloggi dagli abusivi e attribuendole ai legittimi destinatari; dal 2009 è stato realizzato un orto botanico, non ancora inaugurato poichè il Comune non è in grado di assumersi l’onere finanziario per la gestione. La gestione dell’Incubatore dell’Innovazione e della Creatività, ricavato dalla riqualificazione di una struttura facente, parte dell’ex fabbrica di agroalimentare, è stata affidata all’associazione “Future Center Barletta BAT”, formata in primis da Confindustria e Cgil, inaugurando a inzio 2016. Ora il nucleo centrale, quello di maggiore pregio storico-artistico e simbolo di tutti i 5 ettari dell’intera area, è oggetto da diversi mesi ormai di un ulteriore progetto per un bando della Presidenza del Consiglio per un cospicuo finanziamento, per cui è stato vincolato dal Piano triennale delle opere pubbliche un cofinanziamento di circa € 950.000 che si spera saranno comunque, anche se il Comune non dovesse aggiudicarsi tale finanziamento, utilizzati per la messa in sicurezza di tale spazio, magari prevedendo innanzitutto alle coperture dei tetti quasi completamente crollati, non rischiando di perdere questa che potrebbe essere l’ultima occasione per salvare il cuore dell’archeologia industriale a Barletta.

Auspichiamo la messa in sicurezza e il ripristino del decoro del luogo anche a prescindere da bandi vari, evitando di offrire lo ‘spettacolo’ immortalato da alcune fotografie inviate alla nostra redazione da un lettore, pubblicate di seguito.

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