La comunità Papa Giovanni XXIII di Barletta, ha nei giorni scorsi organizzato una raccolta di beni in favore della Comunità di Chieti, coordinata dal barlettano Luca Fortunato. «Una raccolta partita in sordina, giusto per raccogliere qualcosa per dare sollievo ai nostri fratelli colpiti ripetutamente da terremoto e gelo-ha specificato Giuseppe Dibari, uno dei responsabili della raccolta e spesso impegnato nella vita parrocchiale con varie mansioni-ma la situazione ci è quasi scappata di mano, perché i barlettani hanno mostrato una generosità infinita. Tutti volevano donare, dopo essere stati informati tramite WhatsApp o Facebook. Si è dunque pensato a un luogo facilmente raggiungibile per tutti, e il parroco don Vito Carpentiere ha messo a disposizione la Parrocchia di Santa Lucia, che è stata letteralmente sommersa di beni di prima necessità nelle giornate di venerdì e sabato mattina. In particolare hanno aderito l’associazione “Barlett e avest”, semplici cittadini, gente impegnata nel sociale, ragazzi, confraternite, imprenditori, ognuno con donazioni o offrendo mezzi per raggiungere le zone colpite dalle disgrazie».

Giuseppe Dibari ha poi descritto il viaggio verso Chieti e l’incontro con la comunità cittadina: «Alle 13, dopo aver caricato i due furgoni che si sono ritenuti necessari per trasportare la grandissima quantità di beni, siamo partiti per Chieti, dove l’amico Luca Fortunato ci attendeva. Il viaggio è andato bene sino a Termoli, poi neve, ghiaccio e nebbia ci hanno accompagnato sino all’uscita di Pescara ovest. Ci siamo resi conto di essere arrivati in un luogo dove la situazione non era facile, c’era tantissima neve, strade non percorribili, in alcune zone della città mancava l’energia elettrica. Luca, ci ha riferito che i problemi sono stati tanti: zone della provincia isolate, zone senza acqua potabile o riscaldamento. Abbiamo allora iniziato a scaricare quello che i barlettani avevano raccolto e con un sorriso e una battuta, abbiamo cercato di portare anche supporto morale. Con il buio che ormai calava e qualche fiocco di neve abbiamo deciso di andare via tra abbracci, ringraziamenti e sorrisi donati. Sulla via del ritorno il silenzio è piombato pesante su di noi e non perché eravamo stanchi, ma perché andavamo verso le nostre abitudini, le nostre case, le nostre certezze lasciandoci alle spalle situazioni difficili, fratelli duramente provati nel corpo e nello spirito. E qualche lacrima ha solcato il nostro volto».