“Entro dicembre i lavori avranno il via”. “La struttura è al centro delle attenzioni dell’amministrazione”. E ancora: “Il Manzi-Chiapulin non è una soluzione tampone, ma un progetto vivo”. Prendete queste frasi, copiatele e incollatele nelle interviste rilasciate nell’ultimo anno solare dall’assessore comunale di turno competente per sport, manutenzione e lavori pubblici e otterrete una delle storture di Barletta: la struttura in via dei Mandorli, ideata per ospitare un campo di allenamento per le squadre di calcio giovanili della città e il football americano, e dal giugno 2015 di fatto unica struttura sportiva dotata di pubblica decenza a causa delle perduranti lungaggini riguardanti il restyling del “Cosimo Puttilli”.

Manzi-Chiapulin e pioggia

Lo scatto che abbiamo utilizzato come copertina di questa riflessione, che riproponiamo anche qui, non è tratto dagli anni ’60. Non è una di quelle immagini d’epoca, scattate in stadi all’epoca romantici ma nei fatti fatiscenti: riassume le condizioni nelle quali hanno dovuto lavorare i cronisti (tra i quali anche chi scrive) oggi pomeriggio, domenica 17 dicembre 2017, in occasione della partita di calcio Barletta-Unione Calcio Bisceglie, valevole per la 15^ giornata del campionato di Eccellenza pugliese e giocata a porte chiuse per la squalifica del campo comminata alla società di casa. In un impianto che ospitava pochi intimi (circa 40) la pioggia e il vento sono stati gli avversari più ostici: succede, quando i 1000 e passa posti a sedere dell’impianto non sono dotati della minima copertura e la tribunetta stampa vista nella scorsa stagione sportiva è diventata solo un triste ricordo.

Alla pioggia lieve del primo tempo si è susseguito il temporale che ha fatto da cornice alla seconda parte di gioco: così, mentre i dirigenti delle due squadre presenti sugli spalti hanno dovuto far ricorso a ombrelli e impermeabili, chi doveva per necessità scrivere, filmare o commentare (tra le testate accreditate per l’incontro comparivano i nomi di tre emittenti tv, un quotidiano e tre testate web) ha dovuto far fronte all’emergenza: ombrello in una mano, cappello, sciarpa, cappuccio e pc sulle gambe. 45 minuti interminabili, che non augureremmo al peggior collega. Il tutto mettendo a repentaglio attrezzatura e salute.  Viene lecito chiedersi che fine abbiano fatto i progetti riguardanti l’adeguamento dell’impianto e la “rinascita” della tribunetta stampa, che oggi appaiono lontane promesse di mezza estate: o chi di dovere si era augurato che la pioggia si dimenticasse di Barletta nel weekend? O ancora, si pensa che pubblico pagante (oggi assente, ma solo per caso) e operatori dell’informazione non meritino rispettivamente di seguire e commentare un evento sportivo in condizioni accettabili? Oggi il Manzi-Chiapulin si rivela un centro sportivo costoso (centinaia di migliaia di euro investiti dalla nascita ad oggi), inadeguato e ai limiti dell’indecenza. Barletta non lo merita, i barlettani non lo meritano, pubblico e stampa non lo meritano. E’ tempo che dirigenti e assessori competenti diano delle risposte: questo assordante silenzio rischia di rivelarsi veleno per i polmoni di questa città. Perchè lavorare non può e non deve essere un esercizio di dignità a fronte di condizioni indecenti.