“Data la delicatezza della situazione a Barletta, il senso dell’opportunità dovrebbe suggerire a tutti di pesare le parole per non creare confusione”. È quanto afferma la dirigenza di Timac Agro Italia.

“L’azienda ha ottemperato alle richieste formulate dagli enti locali in numerose conferenze di servizi e ha operato la messa in sicurezza del suolo e della falda. Si tratta di attività di ambientalizzazione efficaci che sono le sole possibili quando un sito è attivo. Queste procedure Timac le ha svolte in piena trasparenza, mostrando le opere realizzate ai tecnici del comune, della provincia, dell’Arpa, della procura. E l’azienda – prosegue la nota – ha anche recepito le prescrizioni giunte dagli enti per potenziare e correggere il tiro, modificando anche le stesse misure, effettuando prelievi e controlli di ogni genere, come quando il sistema di pompaggio delle acque in falda è passato dalla tecnica di pump&stock a quella di pump&treat. Oppure, ancora, l’estensione (novembre 2017) da 1 a tre piezometri proprio a seguito del monitoraggio”.

“Sono poi da respingere al mittente – prosegue Timac – tutte le speculazioni che stanno giungendo in queste ore, da parte di attori istituzionali o di comitati, come ad esempio quello del forum Salute e ambiente: l’azienda non ha mai ‘ricattato’ dicendo ‘o i posti di lavoro o la bonifica’. Timac insomma non ha mai chiesto sconti sull’ambiente in cambio di occupazione. Ha invece detto e agito in senso diametralmente opposto: le attività di messa in sicurezza del suolo e della falda erano le uniche attività in grado di mantenere aperto lo stabilimento e dare lavoro ai dipendenti della Timac. La bonifica si è sempre potuta fare, ma alla sola condizione di fermare lo stabilimento, cosa che è stata decisa nei giorni scorsi dalla magistratura. Su questo anche il codice dell’ambiente (l’art. 240, comma 1) è molto chiaro nel definire le opere di messa in sicurezza (MISO): «l’insieme degli interventi eseguiti in un sito con attività in esercizio atti a garantire un adeguato livello di sicurezza per le persone e per l’ambiente, in attesa di ulteriori interventi di messa in sicurezza permanente o bonifica da realizzarsi alla cessazione dell’attività». Da parte della dirigenza dell’azienda, che ritiene di aver bene operato sulla base delle informazioni e dei pareri che le giungevano dai rilievi effettuati dalla società Amec, da Arpa e CNR, non resta oggi che operare in modo diligente alla bonifica del sito nelle forme e nei modi che verranno concordati, nel massimo rispetto – conclude Timac – del provvedimento assunto dalla magistratura”.