Dallo scoppio dell’epidemia di Coronavirus in Italia abbiamo sentito più volte definire medici e infermieri “eroi”. Ma Michele, infermiere barlettano in corsia in un ospedale di Varese, la chiama semplicemente dedizione al proprio lavoro. In pensione da due anni, ha deciso di scendere nuovamente in campo al fianco dei suoi colleghi, rispondendo al bando emanato dalla regione per coprire l’emergenza sanitaria. «Da parte di tutti i miei colleghi vedo una impressionante voglia di fare, di aiutare, sono instancabili. Una profonda dedizione e infinito rispetto per i pazienti e per il proprio lavoro».
I turni nei reparti Covid-19 sono scanditi da una nuova routine, fatta di guanti sovrapposti, mascherine, occhiali, strati su strati, per tutelare la propria salute ed evitare il contagio. «La vestizione e la svestizione sono fondamentali. Ci cambiamo le scarpe in una stanza pulita, indossiamo la mascherina chirurgica, poi una cuffia, tuta, calzari, il primo paio di guanti, un secondo, poi un terzo. Si indossa la mascherina FPP2 da cambiare ogni quattro ore, gli occhiali e infine un camice monouso in tnt. Il terzo paio di guanti va sostituito ogni qualvolta si assiste un paziente diverso. Una volta entrati, non si può più uscire fino al prossimo cambio. Qualunque cosa ci serva all’interno ci viene portata dai colleghi che restano nella zona non infetta. La svestizione è altrettanto importante, perché a quel punto bisogna considerare tutto ciò che si indossa come potenzialmente infetto. Si indossano nuovi guanti e si cerca di appallottolare tutto ciò che si rimuove, ci si lava le mani. Durante il turno non possiamo toccarci occhi, naso, bocca. Si suda tanto, cerchiamo sollievo applicando borse di ghiaccio sulla testa. Si può uscire dal reparto solo dopo essersi cambiati completamente».
«Il rapporto con i pazienti è impegnativo.- ha continuato- Sono molto spaventati e non possono ricevere visite dai famigliari, quindi risulta importantissimo il nostro supporto. Sono fondamentali l’empatia e la voglia di aiutare, ma queste sono caratteristiche di ogni bravo infermiere. Tanti come me hanno sentito l’obbligo di dare un contributo e sono rientrati in servizio, perché considerano questa professione una vocazione più che un lavoro».
Per chi è fuori dalla realtà ospedaliera, Michele ribadisce l’importanza di seguire le direttive comunicate dagli organi ufficiali come il Ministero della Salute, l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Istituto Superiore di Sanità. «È rigoroso osservare le norme igieniche sanitarie e fidarsi solo di fonti autorevoli. Abbiamo virologi italiani straordinari come Capua, Brusaferro, Burioni e Galli. Limitare anche le uscite per fare la spesa, poiché ogni volta che si esce ci si espone a un rischio, lavarsi frequentemente le mani. I dispositivi come mascherine e guanti vanno usati con coscienza, e solo in luoghi affollati, o se si è in compagnia di immunodepressi o anziani. Mantenere le distanze e, naturalmente, stare a casa. Serve unione e compattezza, meno polemiche e più rispetto per le direttive del Governo».
«La mia speranza è che questa situazione insegni il rispetto per tutte le figure professionali che operano nel settore ospedaliero. Il contributo degli infermieri è spesso sottovalutato, ma è essenziale sempre, non solo in questa situazione. L’emergenza mostra i danni dei tagli alla sanità, ma mi auguro che tutto ciò non venga dimenticato in tempi più tranquilli e che si smetta con queste politiche dannose».